Quell'Adsl che non diventa servizio universale

Il problema delle zone non coperte dalla banda larga non è facilmente risolvibile. Né l'Authority, né il Ministero delle Telecomunicazioni possono imporre a Telecom di cablare le zone non redditizie.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-01-2005]

Nella politica italiana si parla di tante cose, federazioni e par condicio, ma non si parla mai o quasi di contenuti. Per le Telecomunicazioni si parla e si parlerà molto di chi andrà a far parte dell'Authority delle Comunicazioni, come anche se Tronchetti Provera lascerà le simpatie per il centrodestra per avvicinarsi al centrosinistra o appoggerà un'eventuale ipotesi "neocentrista" di Luca di Montezemolo.

Agli utenti italiani interessano invece altre cose: per esempio quando potranno avere un collegamento Adsl, specie vivono in zone non coperte dal servizio, e se lo potranno avere a prezzi inferiori agli attuali.

Non gli interessa nemmeno tanto avere la possibilità di scelta fra diversi gestori, Telecom Italia, Tiscali o Tele2: il problema è che non c'è un servizio e la libertà di scelta non esiste.

In pratica, l'uscita dello Stato dal settore delle Tlc (dove fino a metà degli anni '90 attraverso la Sip era l'unico soggetto operante in regime di monopolio) si sta rivelando un grande freno, almeno in Italia, per lo sviluppo della Rete. Al monopolista pubblico si è sostituito uno privato, Telecom Italia, che è il fornitore unico o quasi della Rete e che fornisce l'Adsl, ai costi che vuole, agli altri gestori che si limitano a rivenderla. La stessa Fastweb, fornitore alternativo con le fibre ottiche, più di tanto non può fare senza grandi mezzi finanziari, non certo quelli di cui dispone Telecom Italia.

L'unico scopo del monopolista (o quasi) privato è la redditività: se giudica non adeguatamente redditizia una zona o se non vuole investire di più quello che fa, anche se la zona fosse redditizia, gli utenti (persone o aziende) non avranno l'Adsl.

Non c'è Authority, Ministero o altro che possa imporre a Telecom Italia di farlo. L'unica strategia politica finora messa in campo è quella della creazione di Infracom per cablare il Mezzogiorno d'Italia ma ancora non è certo che ci saranno i fondi per farla.

Telecom Italia rifiuta la richiesta di separazione tra la sua Rete e le attività commerciali che gli altri gestori da tempo, ma senza successo, chiedono all'Authority e al Governo, che invece non vogliono neanche prendere in considerazione l'ipotesi.

Il punto di vista e soprattutto l'interesse di Telecom Italia è chiaro; ma quello del Paese? Sarebbe ora che qualcuno dicesse a Telecom Italia: vuoi gestire sempre la Rete? Allora devi garantire in tempi certi e brevi, a costi accettabili, una copertura dell'Adsl pressoché totale della popolazione e del territorio, disponibile come oggi anche per i tuoi concorrenti. Se non c'è il rispetto di questo piano al massimo in due anni, in cui Telecom Italia è libera di realizzarlo con le tecnologie che crede, allora si procederà allo scorporo della Rete Telecom Italia.

Come fu per il diritto al servizio universale telefonico non è necessario che l'impresa che garantisce il diritto sia pubblica: neanche Sip era interamente pubblica; ma lo Stato non può tirarsi fuori da una vicenda da cui dipende il nostro sviluppo futuro e il nostro diritto alla comunicazione.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 14)

{Gianfranco}
Carta dei servizi Telecom Leggi tutto
30-11-2005 23:37

Enrico
Organizziamo una manifestazione per L'ADSL Leggi tutto
24-5-2005 20:00

Trovo assurda questa situazione ,anche se Telecom Italia è diventata una società privata non bisogna dimenticare che le famiglie italiane sono ancora oggi obbligate a pagare un canone assolutamente eccessivo ,a fronte del servizio effettuato ,ogni bimestre,visto ciò potrebbero almeno garantire tutti i servizi agli utenti... Leggi tutto
8-2-2005 11:45

Alberto
Collegamento ADSL Leggi tutto
8-2-2005 10:52

Tullio Bonvini
Prima Pagina Un bonus per l'Adsl satellitare Prima Leggi tutto
24-1-2005 18:14

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