L'ex monopolista starebbe studiando un ricorso legale contro il decreto che azzera i costi di ricarica.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-02-2007]
Finora Telecom Italia, o meglio il suo vertice, è rimasta silenziosa rispetto al decreto che taglia i costi di ricarica emanato dal governo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 1 febbraio e che dà ai gestori 30 giorni per adeguare le tariffe mentre, entro 60 giorni, il Parlamento lo dovrà tramutare in legge.
La speranza dell'ex monopolista è che in questi due mesi cada il governo, o che sia talmente debole che anche il decreto "passi in cavalleria". Fortunatamente, questo dipende da ben altri fattori.
Finora Telecom, con contatti riservati con gli altri gestori mobili, ha escluso un'azione congiunta delle società di telefonia mobile: questa mossa, sul piano dell'immagine, darebbe pienamente ragione a chi sostiene che i gestori mobili abbiano agito sempre in una logica di cartello, evitando, accuratamente, di farsi concorrenza.
E' soprattutto il dato politico e di principio quello che intriga Telecom nel ricorrere alla Corte di giustizia europea, più che il danno economico, quantificabile in almeno 400 milioni di euro all'anno; infatti l'ex monopolista contesta il governo anche sul disegno di legge Gentiloni sulle Tv, che obbliga l'azienda ad aprire la sua rete a banda larga ai concorrenti, proprio sulla base del principio che questi argomenti sono di pertinenza dell'Authority indipendente e non del governo.
Far passare questo principio sulla questione dei costi di ricarica significa farlo passare anche su altri argomenti che, in questo momento, stanno a cuore al vertice di Telecom.
Paradossalmente, quell'Authority che Tronchetti ha tanto contestato e, contro la quale dice di essersi dimesso, viene ora rivalutata in un nuovo gioco delle parti da Telecom stessa, in chiave antigovernativa.
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