Un rapporto dal Regno Unito, il paese delle telecamere, spiazza i politici: "Basta con il grande fratello: facciamo un passo indietro".
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-03-2007]
Mentre commercianti, artigiani e politici di destra sfilano per Milano con fiaccole, chiedendo più controllo da parte delle forze dell'ordine, dalla Gran Bretagna un rapporto della Royal Academy of Engineering sostiene che in termini di sicurezza siamo vicini al punto di non ritorno.
Sotto accusa le telecamere a circuito chiuso, che non solo hanno raggiunto un livello di invasività non più tollerabile, ma che minacciano la stessa sicurezza che vogliono tutelare.
In Gran Bretagna, gli spioni elettronici sono oltre 4,2 milioni, quasi il 20 % dell'installato mondiale, con solo l'uno per cento di popolazione da sorvegliare: in media una telecamera ogni 14 persone, sostengono gli esperti della Royal Academy of Engineering.
Il Professor Nigel Gilbert, tra gli autori del rapporto, è sicuro: "nessuna tecnologia è perfetta al 100%, e tutte possono essere facilmente usate da malintenzionati per ottenere informazioni riservate sui cittadini."
Il riferimento è a progetti come quello di tracciare i movimenti dei cittadini o, peggio, a quello di schedare, in un database, i minori considerati vulnerabili o a rischio. Questi dati potrebbero facilmente cadere in mano a ricattatori o pedofili, con conseguenze immaginabili.
"Più che impadronirsi di informazioni pericolose," aggiunge Gilbert, "i governi dovrebbero impedire queste pratiche, e punirne gli abusi". Nel Belpaese, nessuno ha idea di quante siano le telecamere a circuito chiuso installate, ma pare non siamo poi così distanti dai britannici.
La voglia di sicurezza che c'è da queste parti non promette niente di buono: prepariamoci a una privacy sempre più limitata e agli abusi dei Tavaroli di turno.
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