Dopo la fallimentare richiesta di brevettare i programmi software, la Commissione Europea mira a farsi riconoscere una giurisdizione sovranazionale per dirimere le controversie.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-04-2007]
Si rimescolano le carte sulla travagliata storia dei brevetti. Bocciato nel 2005 il progetto di uniformare la protezione del software, ora la Commissione ci riprova con un progetto a più ampio respiro, mirando innanzi tutto ad accreditarsi di un consenso maggioritario.
Il brevetto comunitario dovrà essere tra breve una realtà acquisita, questo è il nuovo credo che circola nelle segreterie. "L'Unione Europea deve assolutamente portare a conclusione un brevetto comunitario e la regolamentazione relativa alla soluzione delle liti" afferma Charlie McCreevy, Commissario incaricato al marketing infracomunitario. E ribadisce l'intenzione di riprendere i contatti con il Consiglio d'Europa e il Parlamento Europeo per averne un preventivo assenso politico.
"Il sistema dei brevetti attualmente in vigore è un guazzabuglio di vincoli nazionali, considerevolmente più costoso del sistema americano o giapponese" aggiunge ancora McCreevy, secondo il quale occorrerebbe riunificare legislazione e giurisdizione territoriale in modo da semplificare la trattazione delle controversie. "In presenza di una economia mondiale caratterizzata da una concorrenza sempre più forte, l'Europa non può sottrarsi all'obbligo di regolamentare univocamente il settore per eliminare la possibilità che insorgano più liti a livello nazionale riguardo un unico brevetto".
Apparentemente, si tratta solo di sottigliezze "tecniche"; in realtà nessuno vuole rinunziare alla sovranità nazionale in una materia tanto delicata. Così si dibatte se sia migliore il progetto Epla -European Patent Litigation Agreement- oppure se risolverebbe il problema una autorità amministrativa che deciderebbe sulle basi del Trattato comunitario. Questo avviene, ci spiace rilevarlo, nell'attuale completo silenzio dei nostri rappresentanti al Parlamento comunitario.
Il deputato socialista al Parlamento Europeo Michel Rocard, convinto assertore della non brevettabilità del software, afferma che bisognerebbe innanzi tutto individuare un "legislatore competente" ma non solo; un brevetto, per poter essere tale, deve necessariamente essere depositato in tutte le lingue rappresentate nell'Unione; occorre perciò una preventiva riforma del sistema che elimini l'attuale preminenza linguistica di alcuni idiomi (inglese, francese e tedesco), riforma che attualmente è solo agli inizi.
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