Cronaca

Cyberspionaggio, Gabrielli sostituisce il capo della polizia postale. Occhionero si difende: "Nessuno spionaggio"

(ansa)
La decisione presa dal capo della polizia in tarda serata. Ieri gli arresti, rubate informazioni da politici e istituzioni. L'autodifesa dell'ingegnere nucleare legato alla massoneria durante l'interrogatorio di garanzia a Regina Coeli: "Indirizzi mail pubblici e alla portata di tutti, non c'è prova di sottrazione di dati". Il legale della sorella Francesca Maria: "Non era a conoscenza delle sue attività"
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ROMA - Il capo della polizia ha deciso in serata la rimozione di Roberto Di Legami, direttore della polizia postale che ha condotto l'inchiesta sul cyberspionaggio, per divergenze con il vertice del corpo. Stando ad alcune indiscrezioni, il motivo della decisione sarebbe che non ha informato dell'inchiesta Gabrielli. Contattato da Repubblica, Di Legami conferma la notizia ma non rilascia commenti. Al posto di Di Legami andrà Nunzia Ciarli, attuale dirigente del compartimento della postale del Lazio, ruolo già ricoperto da Di Legami, che è stato spostato all'Ucis, Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale.

RITRATTO Il superpoliziotto che indagò anche sulla mafia

La difesa di Occhionero. Mentre la polizia fa i conti con la rimozione di Di Legami, a Regina Coeli si è svolto l'interrogatorio di garanzia di Giulio Occhionero, arrestato assieme alla sorella Francesca Maria.  "Non abbiamo mai rubato dati né svolto attività di spionaggio" si è difeso l'ingegnere nucleare legato alla massoneria davanti al gip Maria Paola Tomaselli, presente anche il pm Eugenio Albamonte titolare dell'indagine condotta assieme alla Polizia Postale, "gli indirizzi mail sono pubblici e alla portata di tutti e non c'è alcuna prova di sottrazione di dati da parte nostra".

I fratelli Occhionero sono difesi dagli avvocati Stefano Parretta e Roberto Bottacchiari. Prima dell'interrogatorio, Parretta aveva anticipato la linea del suo assistito: "Lui nega di aver fatto alcunché di illecito, aveva questi server all'estero (negli Usa, ndr) per il suo lavoro, gli indirizzi che aveva sull'agenda sono indirizzi che possiamo avere tutti noi sul computer".

Per l'avvocato Bottacchiari, legale di Francesca Maria Occhionero, "la mia assistita non era a conoscenza dell'attività del fratello. Sapeva certamente che era legato alla massoneria, ma questa è una cosa risaputa. In ogni caso non sapeva nulla di questa presunta attività di cyberspionaggio contestata dagli inquirenti. Stiamo parlando di una ipotesi investigativa tutta da provare. Lei non sa neppure usare il computer, tanto è vero che un giorno ha avuto bisogno di un tecnico per risolvere un problema informatico".

La Occhionero, ha continuato l'avvocato Bottacchiari, "è laureata in chimica e ha lavorato nell'azienda del fratello, occupandosi di questioni amministrative, fino al 2013. Poi si è messa a cercare lavoro. Viaggia su un Fiat 500 usata e non ha nessuna ricchezza da parte nè è inserita negli ambienti dell'alta finanza. I due fratelli hanno beneficiato della vendita di una villetta a Santa Marinella, di proprietà della madre, che ha fruttato 150mila euro complessivi. Il fatto di avere indirizzi mail è elemento poco significativo perché ognuno di noi li può avere. Loro non hanno password, non hanno carpito dati altrui e non risultano a loro carico neppure tentativi di intrusione illecita".

Le indagini L'inchiesta è stata battezzata dagli inquirenti Eye Piramid, dal nome del malware con cui sarebbero stati infettati gli account e-mail dei massimi esponenti del sistema politico ed economico italiano. A ben vedere, come una "firma" sul possibile movente dell'attività di spionaggio: l'occhio incastonato in una piramide, il Pyramid Eye, è infatti uno dei più comuni simboli della massoneria, a cui Giulio Occhionero appartiene, avendo svolto anche il ruolo di Gran Maestro della loggia romana "Paolo Ungari - Nicola Ricciotti Pensiero e Azione". Comunque sia, la Polizia postale ha svelato un enorme sistema di hackeraggio, in corso da almeno 6 anni, contro politici, banchieri e vertici delle istituzioni. Nella rete messa in piedi dai due arrestati - i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero - sono finiti gli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti, vertici di istituzioni come il presidente della Bce Mario Draghi e l'ex comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, religiosi come il cardinal Ravasi, enti come l'Enav e la Regione Lazio.

L'INCHIESTA Schedato l'intero sistema politico italiano

Nelle mani degli esperti della polizia postale c'è un database con oltre 18.327 username catalogati in 122 categorie: politici, affari, massoni, ecc. E ci sono anche migliaia di file cifrati che si proverà ad aprire superando le protezioni poste. I server in cui i due avevano immagazzinato le informazioni raccolte sono stati sequestrati negli Stati Uniti dall'Fbi. Tramite rogatoria verrà chiesto l'accesso al contenuto per capire con esattezza quanti e quali dati sono stati rubati ed il reale giro d'interessi degli Occhionero.

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