In realtà il microchip localizzatore esiste soltanto nella fantasia del professore, che sta approfittando del clamore e dell'indignazione di fronte a questi crimini per farsi una squallida pubblicità.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-09-2002]
Dopo la recente tragedia di Holly e Jessica, le due bambine rapite e uccise in Inghilterra, quasi tutti i giornali e telegiornali, compresi quelli italiani, hanno parlato della notizia secondo la quale il professor Kevin Warwick dell'università di Reading intenderebbe impiantare un microchip localizzatore in una bambina, come riportato in esclusiva dal quotidiano The Mirror.
In realtà il microchip localizzatore esiste soltanto nella fantasia del professor Warwick, che sta approfittando del clamore e dell'indignazione di fronte a questi crimini per farsi una squallida pubblicità. Infatti un conto sono i microchip che vengono impiantati negli animali domestici e da allevamento, che esistono ma sono dispositivi passivi (non alimentati) rilevabili soltanto avvicinando un apposito apparecchio all'animale; un conto è realizzare un aggeggio che trasmette un segnale ricevibile a grande distanza ed è impiantato in un organismo. Per dirne una, come si cambieranno le batterie? L'articolo dice che l'intervento è economico (meno di 30 euro) e rapido (inserimento in un braccio, in anestesia locale), quindi di certo non si tratta di impiantare un affare grosso per esempio come un pacemaker.
Leggendo l'approfondita analisi di The Register e del quotidiano Sunday Herald saltano fuori anche altri aspetti poco chiari della vicenda. Warwick ha preso a chiedere soldi per parlare (75 sterline, circa 110 euro, per un'intervista di dieci minuti), non ha ancora chiesto la necessaria approvazione del comitato etico dell'università (dopotutto si tratta di fare sperimentazione non salvavita su esseri umani) e si è rifiutato di confermare o negare l'esistenza di un prototipo.
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