Diario di un invisibile. Nessuno la chiamò Rivoluzione: per tutti fu semplicemente il Riallineamento.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-12-2011]
Questo è un articolo su più pagine: ti invitiamo a leggere la pagina iniziale
Diario di un Invisibile
Troppi nelle loro posizioni acquisite in decenni di clientelismi, rendite acquisite senza meriti riconoscibili o identificabili, coinvolti, compromessi, avevano costruito i loro piani su fondazioni melmose ed instabili.
Pieni di loro stessi e delle loro miserabili strutture malamente ingegnerizzate con la complicità ruffiana di omuncoli di scarso talento ben pagati per la loro insulsa presenza nei posti chiave, veri inutili invisibili troppo presenti, vestiti di un make up che simulava un'assenza totale dal Reale. Un impero di cartapesta che stava per sfaldarsi miseramente nelle acque di uno tsunami sociale devastante e liberatorio.
Errori, omissioni, interessi personali, in una fanghiglia torbida erano diventati l'involontario laboratorio di una chimica sperimentale che nemmeno il delirante pensiero del più visionario dei filosofi avrebbe mai potuto immaginare.
L'ignoranza dell'arroganza aveva involontariamente generato una miscela esplosiva che deflagrò in faccia a quei chimici pasticcioni.
Le cronache a posteriori di quello che successe in quei giorni non riescono ancora a dare un quadro obiettivo e distaccato degli avvenimenti; inevitabile approssimativa diagnosi di una patologia di cui adesso, nel tempo dello scrivere questo diario diacronico, le piaghe sono ancora aperte e sanguinanti. Sappiamo però che qualcosa successe, molto successe. I talenti sprecati nella costruttività si orgarizzarono in distruttività... una nuova forma di distruttività che lasciava illesi corpi ma colpiva ferocemente i mezzi quando questi non erano immediatamente espropriabili a chi ne deteneva il controllo per gli usi vessatori abituali. L'articolo continua qui sotto.
|
Anche in questo si erano scavati la fossa con le loro stesse mani. E non esisteva possibilità di agire contro un'entità di controllo centrale dei ribelli perchè semplicemente non esisteva e non poteva esistere per l'infinito numero di varianti biologiche e culturali degli appartenenti alla rivolta.
Organismi alieni e mutazioni umane, accomunati dalla condizione di lunga subordinazione, erano molecole che continuamente creavano e scioglievano legami finalizzati unicamente al dissolvimento delle granitiche mura che finora li avevano tenuti prigionieri e nascosti agli ipersensibili e schifiltosi sensi dei normali.
I centri del Potere venivano festosamente assaltati dall'onda carnevalesca, coperta e supportata dalle squadre armate ed organizzate che sfondavano le difese sempre più indebolite dalle defezioni dei difensori, più motivati a partecipare alla liberatoria sommossa che a far da scudo a chi non riconoscevano più in nessuna meritata o giustificata autorità.
Chi fino ad allora aveva avuto posizioni di controllo o di prestigio nel sistema venne rastrellato e confinato nelle strutture prima liberate e poi occupate e velocemente destinato ad attività di bassa logistica sotto gli sguardi divertiti e fra gli scherni del variopinto fronte dei rivoltosi.
Negli stadi furono organizzati centri di raccolta e fù divertente vedere noti politici, abituati ad incarichi prestigiosi, costretti a piantare tende per il grande numero dei prigionieri. Noti baroni della medicina si trovarono a dover pulire i cessi chimici e prestigiose firme dell'informazione a tenere le liste dei rastrellati.
Compromessi personaggi dello spettacolo venivano indirizzati ad attività di clowneria di strada, sottoposti all'implacabile quanto incruento giudizio del pubblico che era libero di manifestargli l'eventuale disappunto per l'esibizione con il lancio di frutta e verdura marcia. Eppure, nessuno la chiamò Rivoluzione. Per tutti fu semplicemente il Riallineamento.
Gli unici che ottusamente, testardatamente continuarono a credere che tutto ciò fosse opera delle loro trame e che tutto si svolgeva secondo quel piano ordito negli anni e ormai era miseramente sfuggito al loro controllo, erano quelli della DiSpePSIA. Arroccati nel palazzone blindato che era sede centrale e fortezza, difeso da pochi fedelissimi sicari non volevano credere, nella loro incapacità di percepire niente che non fosse il loro bacato ed autoreferente piano, di essere ormai nella posizione degli sconfitti.
Il sistema che avevano costruito negli anni era crollato a causa del loro stesso tirar troppo la corda; coloro che avevano schiacciato si erano caricati della forza della pressione a cui erano stati sottoposti e come una molla ora ributtavano fuori l'energia accumulata.
Chi in quei giorni avesse girato per le stanze e i corridoi del Labirinto, si sarebbe accorto di un progressivo svuotamento verso la superficie. E un ipotetico topografo in grado di rilevarne l'inestricabile complessità avrebbe potuto vedere che la densità maggiore dei cunicoli e dei passaggi era proprio sotto e d'intorno al palazzo della DiSpePSIA.
In questi passaggi così prossimi al cuore del grande fallimentare complotto, si stavano muovendo in quelle ultime ore prima della risoluzione di tutto, quei personaggi che conosciamo bene e che stavano per avere il ruolo di protagonisti nell'atto finale di quella tragicomica rappresentazione che ormai andava avanti da troppo tempo.
Così, chi spinto da un piano, chi da un ineluttabile destino, chi semplicemente da istinto cieco, in diversi convergevano verso quello che sarebbe stato il teatro di posa della scena finale...
La stanza dove Marsi e De Moncler ancora si compiacevano e complimentavano reciprocamente del loro ormai franato progetto di controllo assoluto, convinti della forza delle loro difese e scioccamente ignari del fatto che il Popolo del Labirinto, negli anni, aveva scavato intorno al cuore della fortezza con la tenace rabbia delle formiche incazzate.
[...] Ti invitiamo a leggere la pagina successiva di questo articolo:
Alberto sentiva di essere vicino sempre di più, ad ogni passo che faceva, ad un posto che gli era ignoto ma che sentiva essere la sua meta ultima. E ad ogni passo scendeva la sua rabbia che veniva sostituita da decisa consapevolezza. E progressivamente abbandonava le pesanti armi che portava per presentarsi all'appuntamento fatale armato solo di se stesso, certo che questo sarebbe stato il miglior il miglior arsenale di cui poteva disporre.
E' arrivato il conto
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|