Concedere l'esclusiva alla case farmaceutiche favorisce l'uso indiscriminato degli antibiotici ed è un pericolo per la salute.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-07-2012]
Che l'uso generalizzato e indiscriminato degli antibiotici non sia esattamente un bene non dovrebbe essere un mistero per nessuno.
Utilizzare senza criterio "armi" preziose come quelle - per esempio c'è chi le adopera nella speranza di curare il raffreddore, o chi per ragioni imperscrutabili decide di non terminare il ciclo prescritto - significa favorire la sopravvivenza di batteri resistenti agli antibiotici, che col tempo possono finire per prendere il posto di quelli vulnerabili.
Un altro modo di favorire indirettamente la proliferazione di batteri resistenti è l'utilizzo degli antibiotici in agricoltura come promotori della crescita: proprio per le pericolose conseguenze che possono derivare da questa pratica, sin dal 2006 l'Europa ha vietato l'utilizzo degli antibiotici sugli animali d'allevamento, se l'impiego avviene per favorire la crescita.
Negli Stati Uniti, però, la situazione è diversa: la proposta di limitare l'uso degli antibiotici non è andata lontano, mentre è invece in discussione il Generating Antibiotic Incentives Now Act (GAIN Act).
I promotori di questa legge affermano che, poiché sono rimaste poche le aziende farmaceutiche a investire nella costosa ricerca per lo sviluppo di nuovi antibiotici, è necessario tutelare gli investimenti fatti concedendo alle aziende un ulteriore periodo di cinque anni (oltre ai tre-sette di cui già godono) in cui esse possano avere l'esclusiva sulla commercializzazione del prodotto da loro inventato: in fondo, è il principio alla base del sistema dei brevetti, ed è esattamente questo che prevede il GAIN Act.
Secondo Glyn Moody, giornalista di Techdirt, se si osserva meglio la questione però si nota come la vera motivazione ruoti in realtà tutto ciò porti le aziende a cercare soltanto di trarre il massimo profitto nel tempo concesso. Il che è seccante in ogni campo, ma diventa un problema serio quando si parla di antibiotici.
Il ragionamento di Moody è questo: se sono un'azienda farmaceutica e ho a disposizione un tempo limitato - quello durante il quale posseggo l'esclusiva - per trarre il massimo dalla mia invenzione, allora devo sfruttarlo al meglio.
Nel caso degli antibiotici, ciò significa favorirne l'uso più ampio possibile, in modo che il ritorno economico sia il più grande possibile; ma utilizzare senza limiti gli antibiotici, come abbiamo ricordato all'inizio, è semplicemente pericoloso.
Avere a disposizione un tempo limitato per lo sfruttamento - com'è nella natura dei brevetti - diventa a questo punto un rischio per la salute, rischio che non saranno le aziende a pagare: dopotutto - sostiene ancora Moody - se i batteri diventeranno resistenti agli antibiotici la gente dovrà spendere di più per curarsi.
L'unico mezzo per sfuggire a questa trappola sarebbe quindi, a detta del giornalista, trovare un modo diverso di finanziare la ricerca: non affidandosi a un sistema fallato alla base quale quello dei brevetti, ma per esempio creando dei premi per la ricerca finanziati dal governo.
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