Il declino causato dai consumatori insoddisfatti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-05-2014]
Quando sono apparse, le sigarette elettroniche sembravano la soluzione perfetta: amate anche dai fumatori, parevano possedere il magico potere di riuscire a far cessare la cattiva abitudine senza effetti collaterali.
Da allora, le cose sono cambiate: innanzitutto con l'apparizione di pareri sfavorevoli da parte di enti come l'Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi con l'introduzione di restrizione che equiparavano le e-sigarette a quelle tradizionali e che ne vietavano la vendita ai minori di 16 anni.
Ora si sta assistendo alle conseguenze della fine dell'"effetto novità" e dei dubbi sorti in merito: le sigarette elettroniche stanno perdendo popolarità.
Il fenomeno per ora pare interessare soprattutto gli Stati Uniti, ma non si può certo escludere che arrivi prossimamente in Italia (oggi principale paese europeo produttore ed esportatore di aromi per sigarette elettroniche).
È l'istituto Citi Research che permette di vedere come il successo di questo prodotto stia calando progressivamente: dopo un picco di vendite raggiunto nell'agosto del 2013, la discesa è stata molto marcata.
«Noi crediamo» - scrive Citi - «che la decrescita sia dovuta a: 1) cambiamenti nelle preferenze dei rivenditori nei confronti dei marchi (es: eliminazione di marchi / rimpiazzi); 2) mancata soddisfazione da parte dei consumatori nei confronti del prodotto».
Intanto in Italia le e-sigarette hanno da poco scampato l'imposizione di una maxitassa. Ad agosto 2013, il DL “Lavoro e IVA”, assimilando fiscalmente il fumo elettronico ai prodotti del tabacco e introducendo un sistema autorizzatorio tramite AAMS, da cui lo Stato puntava ad una copertura di 117 milioni di euro nel 2014, prevedeva un’imposta del 58,5 per cento del prezzo di vendita (quindi con ricaduta reale del 250 per cento) delle sigarette elettroniche, dei liquidi con e senza nicotina, dei caricabatterie, delle batterie, dei cavi USB e accessori vari a partire dal 1° gennaio 2014.
Solo il 7 dicembre 2013 però, con 40 giorni di ritardo (e con una censura da parte della Corte dei Conti), è stato pubblicato il Decreto Ministeriale che stabiliva le procedure di autorizzazione per la commercializzazione (sotto l’egida dell’AAMS) e le procedure per il versamento dell’imposta di consumo.
Il 1° gennaio 2014 dunque, quando la normativa è entrata in vigore, proprio a causa del forte ritardo nella pubblicazione del suddetto Decreto Ministeriale, nessuna delle aziende produttrici e di distribuzione presenti nel mercato italiano ha avuto il tempo di adeguarvisi. Il DM stabiliva 90 giorni per l’espletamento delle procedure, ma dal 7 dicembre al 1° gennaio i giorni lavorativi a disposizione erano 13 ed è evidente dunque una mancanza reale di tempo.
Anche per questa ragione, le associazioni di categoria, che da mesi chiedevano un confronto in realtà mai aperto, hanno fatto ricorso al TAR del Lazio, che intervenuto più volte sospendendo le procedure autorizzatorie e il regime impositivo, il 2 aprile ha ribadito la sua decisione. Il 29 aprile è stata pubblicata l'ordinanza con le motivazioni e il 30 aprile il Consiglio di Stato ha confermato l’ordinanza del TAR del Lazio.
Zeus News ha parlato con Massimiliano Mancini, presidente di Anafe-Confindustria, l’Associazione Nazionale Fumo Elettronico che raccoglie l’adesione del 95 per cento del mercato totale delle aziende operanti in Italia.
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Mancini ha commentato: "Il giudizio sulla legittimità della norma che equipara le due tassazioni è ora rimesso alla Corte Costituzionale e in attesa della decisione della Consulta, la pronuncia del TAR Lazio consente alle imprese che hanno investito in Italia in un periodo di crisi come l’attuale di continuare a commercializzare i propri prodotti e di conservare i livelli occupazionali dell’intera filiera produttiva e commerciale”.
I produttori di liquidi per sigarette elettroniche ora chiedono al Governo Renzi di riaprire il tavolo di attuazione della delega fiscale che si era riunito alla fine della scorsa legislatura per rivedere la normativa ed arrivare ad una soluzione condivisa ed equa.
"La tassazione al 58,5 per cento prevista dal DL Iva e Lavoro della scorsa estate” conclude Mancini “non è sostenibile per un mercato come quello delle sigarette elettroniche, un mercato che in due anni ha generato più di 5000 posti di lavoro, ha reso l’Italia un’eccellenza europea nella produzione di liquidi per sigarette elettroniche, e ha visto giovani imprenditori mettersi alla prova nonostante il periodo di crisi economica in cui viviamo da anni”.
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