E lo fa rimuovere da Mega.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-09-2014]
Kim Dotcom, fondatore di Megaupload e del suo successore Mega, tra le altre attività annovera anche quella di cantante.
All'inizio di quest'anno ha pubblicato il primo album - Good Times - e l'ha reso disponibile su Mega, pubblicando il link anche sul proprio sito personale.
Alcuni giorni fa, all'improvviso Good Times di Kim Dotcom è sparito da Mega.
L'IFPI - la Federazione Internazionale dell'Industria Fonografica - aveva infatti inviato a Mega una notifica di rimozione, asserendo che l'album violava il copyright degli artisti da lei rappresentati tra i quali, ovviamente, Kim Dotcom però non c'è. E Mega ha prontamente obbedito.
La faccenda è però anche più complicata: nell'elenco degli artisti i cui diritti sarebbero stati violati da quell'album l'IFPI ha inserito un sacco di nomi (dagli U2 a Craig David, da Ariana Grande a Eminem), ma quello di Kim Dotcom, autore dell'album, è assente. È chiaro quindi che la richiesta di rimozione non può essere altro che un errore.
In ogni caso le immediate proteste del fondatore di Mega - che ha preteso e ottenuto che l'album venisse rimesso subito online - hanno portato a un'indagine più approfondita, dalla quale s'è scoperto che già in agosto l'IFPI aveva provato a chiedere la rimozione di Good Times.
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Anche allora, però, aveva sbagliato bersaglio: nella richiesta aveva scritto che l'opera violava i diritti dell'album The Golden Echo di Kimbra.
«È un indizio che qualcuno all'IFPI non sta facendo i compiti e che, in generale, non ci si può fidare delle loro richieste di rimozione» conclude da tutto ciò Stephan Hall, di Mega.
Già Kim Dotcom aveva dichiarato che, ai tempi di Megaupload, «circa il 20% delle richieste di rimozione erano errate».
Il motivo? Tutto avviene in automatico. «Abbiamo analizzato grandi quantità di richieste» - spiegava già tempo fa Dotcom - «e la maggior parte erano generate automaticamente e partire da parole chiave e colpivano un sacco di file legittimi. L'abuso del sistema di rimozione è così imponente che nessuno fornitore di servizi può fidarsi delle richieste per stilare una policy circa il ripetersi del comportamento illecito».
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