Entro 10 anni avremo energia pulita e praticamente gratis.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-10-2014]
Energia pulita, praticamente illimitata e a costo zero o quasi: il sogno della fusione nucleare promette tutto questo, e Lockheed Martin pensa di riuscire ad arrivarci in appena 10 anni.
L'azienda ha infatti annunciato di essere al lavoro su un reattore compatto di nuova concezione.
«Il nostro progetto di fusione compatta combina diversi sistemi alternativi di confinamento magnetico, prendendo il meglio da ciascuno, e offre una riduzione delle dimensioni pari al 90% rispetto ai progetti precedenti» spiega Tom McGuire, capo del team che lavoro su questa idea.
McGuire è convinto che in meno di un anno potrà costruire il primissimo reattore compatto a fusione e che entro cinque anni il prototipo sarà completato; l'entrata in funzione del primo reattore "finito" è invece prevista tra una decina d'anni.
Il reattore di Lockheed sarebbe in grado di adoperare le infrastrutture attualmente utilizzate per le turbine a gas: ciò semplificherebbe e renderebbe molto più economica la costruzione e l'installazione, poiché si tratterebbe soltanto di sostituire le turbine con il reattore.
Non tutti, però condividono le ottimistiche previsioni di Tom McGuire: per il professor Ian Hutchinson, del MIT, «per quel che posso vedere, non hanno fatto attenzione alla fisica di base della fusione nucleare».
Parlando al Washington Post, il professor Harald Griesshammer della George Washington University spiega che le ridotte dimensioni lo convincono poco. Gli attuali reattori in cui si sperimenta la fusione sono giganteschi: l'ITER, in costruzione in Francia e ideato per produrre 500 MW, è grande come 50 campi da calcio e il reattore in sé misura 90 x 130 metri.
La proposta di Lockheed occuperebbe appena 2 x 3 metri e arriverebbe a 100 MW. Il problema è che la reazione di fusione emette neutroni, che «bombardano le pareti del reattore, indebolendole» come spiega Griesshammer; per cui i reattori sono costruiti tenendo presente che bisogna realizzare delle pareti "robuste": di qui, le vaste dimensioni dei reattori attuali. L'articolo continua dopo il video.
Pensando al reattore di Lockheed, quindi, Griesshammer è perplesso: «È un progetto piccolissimo. Non sono sicuro di quanto possa essere stabile»; il professore teme infatti che ciò possa portare a incidenti.
Solo il tempo ci dirà se dietro le promesse di Lockheed ci sia della sostanza. Griesshammer, dal canto proprio, commenta: «Mi piacerebbe tantissimo se ci si riuscisse nei prossimi 10 anni. Ma sono molto scettico».
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