Grazie alla missione spaziale Kepler si scoprono nuovi pianeti sempre più rapidamente.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-05-2016]
Sin dal suo lancio nel 2009, il telescopio spaziale Kepler della NASA ha fatto aumentare l'entusiasmo per i cosiddetti "fratelli della Terra", scoprendone in quantità.
Sono ormai migliaia i pianeti scoperti da Kepler, individuati grazie al fatto che, quando passano davanti alla loro stella, ne smorzano la luce.
Ovviamente, rilevare lo smorzamento è solo la prima fase dell'individuazione di un pianeta: è infatti necessaria un'ulteriore mole di lavoro, condotta con gli strumenti a terra, per eliminare i falsi positivi.
Per anni la NASA ha cercato una tecnica statistica che permettesse di automatizzare il processo e, grazie al lavoro del ricercatore della Princeton University Timothy Morton e dei suoi colleghi, ora quella tecnica esiste.
Il software sviluppato dal dottor Morton può calcolare in pochi minuti, grazie ai dati forniti da Kepler, una probabilità statistica per capire se ciò che si sta osservando sia effettivamente un pianeta.
Messo alla prova usando pianeti confermati e falsi positivi, il sistema di Morton ha offerto ottime prestazioni. In seguito, quando gli è stato sottoposto il catalogo dei 4.302 potenziali pianeti scoperti da Kepler, il software ha indicato che 1.284 di questi sono effettivamente pianeti (con una certezza del 99% o superiore) e altri 1.372 potrebbero essere pianeti, ma il grado di certezza è inferiore al 99%.
In questo modo il numero degli esopianeti individuati da Kepler ha superato i 2.200, e quello degli esopianeti con una massa inferiore al doppio della massa della Terra e situati nella zona abitabile del loro sistema è arrivato a 21.
Partendo da questi dati alcuni scienziati hanno provato a calcolare quanti possano essere i pianeti potenzialmente abitabili (ossia situati nella fascia abitabile del loro sistema solare e di massa non troppo diversa da quella della Terra).
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Natalie Batalha, scienziata della missione Kepler e co-autrice dello studio insieme al dottor Morton, spiega che nella prima fase di Kepler, quando la missione si concentrava sulle stelle di classe M, si potevano stimare circa 10 miliardi di pianeti potenzialmente abitabili in tutta la Via Lattea.
Tale numero era ottenuto tenendo conto che il 24% delle 150.000 stelle osservate dal telescopio spaziale ha in orbita intorno a sé dei pianeti potenzialmente abitabili. In proporzione, considerato il numero di stelle di classe M presenti nella Galassia, il numero dei pianeti potenzialmente abitabili orbitanti intorno a una stella di quel tipo deve aggirarsi quindi intorno ai 10 miliardi.
Poi però la missione Kepler ha iniziato a considerare altre stelle, ossia quelle di classe K e di classe G di sequenza principale, che costituiscono circa il 70% dei 100 miliardi di stelle della Via Lattea.
I dati suggeriscono che circa un quarto di queste stelle abbiano dei mondi di dimensioni paragonabili a quelle della Terra nella zona abitabile del loro sistema. Da questi dati si può ipotizzare il numero di pianeti potenzialmente abitabili in tutta la Galassia: decine di miliardi.
La dottoressa Batalha ammette che, per forza di cose, il suo sia soltanto un calcolo approssimativo ma - ribadisce - «secondo i miei calcoli alla buona ci sono decine di miliardi di pianeti potenzialmente abitabili nella Galassia».
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