L'analisi dei filmati di sorveglianza spesso colpevolizza le persone riprese.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-08-2016]
I filmati ripresi dalle telecamere di sorveglianza sono spesso prove preziose nell'individuare i colpevoli di un reato.
Non soltanto da essi si può capire con chiarezza che cosa sia successo, ma li si può anche esaminare al rallentatore, riuscendo in tal modo a estrapolare i dettagli della scena e capire dai movimenti quali fossero le intenzioni degli accusati.
Per questi motivi, la moviola viene sempre più usata nel corso delle indagini e, particolarmente negli Stati Uniti, durante i processi: alla giuria vengono mostrati i filmati al rallentatore del crimine mentre viene eseguito, così che i giurati possano farsi un'idea precisa di ciò che voleva fare l'imputato.
C'è un problema: alcuni ricercatori hanno scoperto che chi guarda un filmato al rallentatore è più portato a considerare intenzionali gli atti commessi dalle persone ritratte nel video.
L'idea che ciò sia possibile è nata nel 2009 quando gli autori dello studio - Eugene Caruso, Zachary Burns e Benjamin Converse - hanno assistito a un processo per omicidio in cui il filmato al rallentatore è stata la prova chiave che ha convinto la giuria del fatto che il crimine fosse premeditato, portando quindi a una condanna a morte per l'imputato.
Per verificare la propria teoria, i tre ricercatori hanno eseguito quattro esperimenti.
Nel primo, hanno mostrato ad alcuni volontari il medesimo filmato (della durata di cinque secondi) di una rapina a mano armata in cui il rapinatore sparava al commesso di un negozio. Alcuni hanno visto il filmato a velocità normale, altri a velocità rallentata. Questi ultimi erano 3,42 volte più inclini dei primi a imputare lo sparo a una mossa intenzionale.
Grazie a un simulatore gli studiosi hanno poi ricreato il comportamento di 1.000 giurie (da 12 persone ciascuna) in base ai dati ricavati dal test, scoprendo che se tutte avessero visto il filmato a velocità normale 39 avrebbero emesso un giudizio unanime di colpevolezza ma se tutte avessero visto un filmato al rallentatore sarebbero state 150 a considerare l'imputato colpevole.
Nel secondo esperimento, i ricercatori hanno voluto capire se a causare l'effetto fosse l'azione rallentata oppure il maggior tempo passato a riflettere sulla stessa immagine.
Hanno così mostrato a dei volontari il filmato di uno scontro, proibito dalle regole, tra due giocatori di football. Un gruppo di volontari ha visto il filmato al rallentatore, l'altro invece ha visto un filmato della stessa durata del primo in cui però al posto della scena al rallentatore c'era un fermo-immagine dello scontro.
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I risultati hanno mostrato che erano comunque i volontari ad aver visto la moviola quelli a ritenere più probabile l'intenzionalità dell'azione.
Il terzo esperimento è stato una ripetizione del primo, ma durante la visione del filmato ai volontari sottoposti alla visione della moviola è stato ricordato continuamente che quanto stavano vedendo avveniva al rallentatore, invitandoli anche a tenere sott'occhio lo scorrere del tempo indicato dal minutaggio. Anche in questo caso, però, i risultati sono stati i soliti.
Nell'ultimo esperimento allo stesso gruppo di volontari sono stati sottoposti entrambi i filmati, quello a velocità normale e quello a velocità rallentata.
L'esperimento è stato poi ripetuto una seconda volta con un diverso gruppo, e i risultati sono stati i medesimi della prima volta: la visione di entrambi i filmati aiuta a ridurre un po' l'effetto riscontrato nei primi tre esperimenti (il valore passa da 3,42 a 1,55), ma non si riesce comunque ad eliminarla.
«Le nostre indagini» - commentano i ricercatori - «non sono ancora in grado di determinare se la moviola renda gli spettatori più o meno in condizione di giudicare la premeditazione in queste situazioni, ma dimostra che un filmato al rallentatore è sistematicamente in grado di aumentare la percezione della premeditazione stessa».
«Durante un procedimento legale» - concludono - «questo giudizio sull'intenzionalità può fare la differenza tra la vita e la morte. Pertanto, ogni beneficio proveniente dalla visione dei filmati dovrebbe essere valutato in relazione ai potenziali effetti negativi».
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