Per le case cinematografiche sono pericolosi corruttori di gioventù.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-10-2016]
L'equazione che equipara i pirati di Internet ai ladri è vecchia e nota, ma forse non è nemmeno la più adeguata.
Per Graham Burke, co-CEO della società cinematorafica australiana Village Roadshow, i pirati sono molto più simili agli spacciatori di eroina, corruttori della gioventù che non guardano in faccia nessuno pur di favorire il proprio tornaconto.
Il problema è serissimo, secondo Burke: «Non c'è nulla di più importante o urgente» - ha dichiarato all'ultima Australian International Movie Convention - «perché ogni giorno che passa decine di migliaia di nostri film vengono rubati. È una piaga devastante e contagiosa».
Negli ultimi tempi, la diffusione dei servizi di streaming legale come Netflix ha causato un calo della pirateria cinematografica tra gli adulti, ma di contro il download illegale è di molto aumentato tra i più giovani.
Rispetto al 2015, i ragazzi tra i 12 e i 17 anni scaricano senza pagare il doppio del materiale tra film, serie TV e software (compresi i videogiochi): il solo scambio illegale di film è aumentato del 31%.
Per Burke, ciò significa una cosa sola: i ragazzi sono a rischio. Non avendo le risorse di un adulto o non volendo comunque spendere, finiscono nelle mani di individui senza scrupoli, ossia i pirati.
«Noi permettiamo che i nostri figli percorrano quartieri online molto pericolosi: i pirati non sono brave persone» ha dichiarato. «Non si tratta di simpatici geek malandrini che vivono in cantina: sono lo stesso tipo di persone di quelli che vendono eroina».
Queste persone avrebbero forti legami con «le organizzazioni criminali mondiali» e non farebbero altro che mettere in pericolo «decine di milioni di ragazzi, sottoponendo loro pubblicità ad alto rischio».
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Per tutti questi motivi, Burke e la sua azienda intendono perseguire i pirati abituali in maniera molto più decisa, e auspicano che le leggi inizino a prevedere pene più severe.
Il problema, secondo Burke, è che la sostanziale inazione dello Stato spinge i ragazzini a pensare che la pirateria, pur essendo un furto, non sia poi tanto grave: «Nessuno entrerebbe in un 7-Eleven per portarsi via un Mars. La gente è fondamentalmente onesta e rispettosa».
Per cui, la soluzione è far percepire più chiaramente come il download pirata di film sia un reato, inasprendo le pene.
«Crediamo che se il prezzo di un furto fosse di - diciamo - 300 dollari australiani (circa 200 euro) - la gente ci penserebbe su due volte».
Burke s'è guardato attentamente dal lasciar intendere che la nuova campagna antipirateria di Roadshow Village prenda di mira i ragazzini: sarebbe pessima pubblicità.
Ha invece spiegato che ogni dollaro recuperato tramite le multe verrebbe reimpiegato nelle campagne di prevenzione della pirateria, in modo da educare i giovani sin da piccoli: proprio come si fa generalmente con le campagne antidroga.
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