L'Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure ha deciso di abolire la pratica di allineare periodicamente il tempo UTC alla durata del giorno solare medio.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-11-2022]
L'Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure> (BIPM) ha deciso: non veraranno mai più adottati secondi intercalari per allineare il tempo universale (UTC) con la durata della rotazione terrestre.
Il motivo su cui si basa questa presa di posizione è lo stesso portato avanti da tempo da diversi soggetti, per lo più protagonisti del panorama informatico, ultima tra i quali anche Meta appena lo scorso anno: il fatto è che l'aggiunta di un secondo di tanto in tanto crea più problemi di quanti ne risolva, mettendo a rischio il buon funzionamento dei sistemi informatici e di telecomunicazione.
È dunque per lo meno dal 2013 che si parla di abolire la pratica, introdotta negli anni '70 di modificare il computo del tempo universale aggiungendo, quando necessario, un secondo extra per mantenere UTC allineato al giorno solare medio, ossia al tempo UT1, entro una differenza di 0,9 secondi.
La possibilità di interferenze con i sistemi informatici non è solo un'ipotesi: è già accaduto, nel 2012 (mandando in crash diversi server Linux in tutto il mondo), nel 2015 (quando i danni furono minori) e ancora nel 2016, quando Cloudflare si trovò a fronteggiare un'interruzione di servizio dovuta proprio al secondo intercalare.
A spingere il BIPM sulla strada dell'abolizione del secondo intercalare c'è poi un altro fatto: le oscillazioni della durata della rotazione terrestre avrebbe richiesto di correggere il tempo UTC, per la prima volta, non aggiungendo un secondo, ma togliendolo.
Si tratta di un'operazione che non è mai stata fatta e per affrontare la quale con ogni probabilità i vari sistemi sparsi per il mondo non sono attrezzati: si rischierebbero problemi, crash e paralisi dei servizi ben più gravi di quelli avvenuti sinora.
Così, cogliendo la palla al balzo, durante la ventisettesima Conferenza Generale il BIPM ha preso la drastica decisione, avviando allo stesso tempo i lavori per introdurre un «nuovo valore massimo per la differenza UT1-UTC che assicuri il continuo funzionamento di UTC per almeno un secolo».
Ciò avverrà senza fretta: una risoluzione in merito sarà sottoposta a votazione soltanto nel 2026, in occasione della ventottesima conferenza, e già s'è detto che ci sarà tempo fino al 2035 per indicare un nuovo valore massimo.
Nel frattempo, gli amministratori di sistema di tutto il mondo potranno dormire sonni tranquilli.
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