Il caso rivela la profonda divisione non solo all'interno del centrosinistra, ma nell'Italia tutta.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-08-2006]
Mentre la politica estera, con la decisione di inviare un grosso contingente di militari italiani in Libano, unisce il centrosinistra in tutte le sue componenti e trova l'adesione anche dell'opposizione di centrodestra, sembra che sia il caso Atesia (che investe direttamente la questione della legge Biagi) a spaccare la maggioranza governativa dell'Unione, in un modo che potrebbe diventare esplosivo se unito alle possibili divergenze, quando si tratterà di scrivere e approvare la Finanziaria in autunno.
Il caso Atesia rimette infatti in discussione la stessa circolare Damiano sui call center, con cui il ministro, evitando lo scoglio di rimettere in discussione la legge Biagi, aveva cercato di ridurre la flessibilità in questo settore senza eliminarla del tutto.
La circolare, come è noto, si basa sulla distinzione tra lavoro degli operatori inbound (che rispondono alle chiamate dei clienti) e lavoro outbound (operatori che le chiamate le fanno). Come hanno verificato gli ispettori dello stesso ministero, in Atesia gli stessi operatori possono in alcune ore fare attività inbound e in altre, nella stessa giornata, attività outbound; oppure lo fanno in giorni e settimane alterne, o ancora lo stesso operatore si vede assegnare il lavoro da una computer che in certi momenti gli passa delle chiamate a cui rispondere e in altri gli invia dei numeri da chiamare.
Quindi il problema è che, in generale, tutto il lavoro nei call center è facilmente individuabile come lavoro dipendente, anche con i criteri della legge Biagi, e quindi non sarebbe applicabile il Copro, il contratto a progetto.
Questo non significa che il lavoro dipendente debba per forza essere assunto a tempo indeterminato. Nei casi di campagne commerciali limitate nel tempo (e per target) si potrebbero applicare i contratti a termine o di lavoro interinale, nati proprio per queste esigenze. Perché, allora, i datori di lavoro dei call center non li vogliono applicare?
In grandi aziende come Tim, o alle Poste (per i servizi di recapito della corrispondenza) l'utilizzo di lavoratori interinali o a termine, per periodi biennali o triennali (cosa imposta da esigenze di formazione e professionalità minima) si è concluso con migliaia di cause legali di questi giovani, di cui la magistratura ha imposto l'assunzione in quanto l'assunzione a termine non era giustificata, perché si tratta di attività che continuano e si protatraggono per molto tempo, alle dipendenze dello stesso datore di lavoro.
Il problema è quindi sempre la legge Biagi e la sua applicazione, che vede diventare la regola i contratti atipici mentre avrebbero dovuto essere l'eccezione; in questo mercato del lavoro invece è l'assunzione a tempo indeterminato a essere diventata l'eccezione.
I Cobas ripropongono all'attenzione il caso Telecontact: si tratta di quel ramo di Atesia con sedi a Roma e Napoli che gestisce l'187 in inbound; è rimasto di proprietà di Telecom Italia e vi lavorano 1200 operatori con contratto di apprendistato e ritmi pesantissimi, con stipendi bassissimi, nonostante moltissimi di questi abbiano alle spalle anni e anni di "cuffia". Tra l'altro questi lavoratori sono alle prese con una vertenza per il loro primo contratto integrativo aziendale molto difficile.
Pro o contro la legge Biagi, per ridurre in misura consistente la flessibilità o per mitigarne solo gli effetti più perversi: questa è la divisione che spacca la sinistra radicale e quella moderata, ma anche gli stessi sindacati.
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