Il convegno "Condividi la Conoscenza - Gli alfabeti come diritto universale" ha iniziato la discussione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-05-2003]
Il convegno si è aperto nella mattina del 10 maggio 2003 con tre gruppi di lavoro, uno riguardante la rete ed il software, uno il corpo e la medicina, l'ultimo la terra ed il biotech.
Zeus News si era già occupato delle singolari interrelazioni tra questi settori, che hanno in comune sia la lotta persa contro potenti cartelli di multinazionali (quando non monopoli veri e propri!), sia la risposta geniale e disperata della società civile e degli operatori illuminati. In un caso ciò ha significato open source e free software, in un altro produzione parallela di farmaci e medicina alternativa, in un altro ancora agricoltura biologica e produzioni tipiche locali.
Questo convegno ha affrontato l'argomento dal punto di vista dello strumento utilizzato dai galantuomini di cui sopra per i loro scopi: l'appropriazione legalizzata non di singoli oggetti scaturiti dall'intelletto, ma dell'intero alfabeto che si cela dietro la loro produzione, impedendo di fatto l'accesso alle piattaforme che finora hanno costituito un patrimonio condiviso dell'umanità. Questo provoca ingiustizia, in termini di fame, mortalità per AIDS e digital divide, ma anche un grande freno al progresso tecnologico e all'economia (argomenti questi molto cari anche ai liberisti più selvaggi).
Il WTO, dicevo, ci ha caldamente invitati ad adeguarci all'accordo TRIPS (aspetti dei diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio. Marrakech, 15 aprile 1994). Si tratta, brutalmente, dell'estensione della brevettabilità (finora limitata ai soli processi produttivi e beni materiali industriali) agli algoritmi dei software, ai codici genetici manipolati od anche solo decrittati, in una parola alle informazioni. La loro natura immateriale fa sì che queste siano a loro volta piattaforme da cui nascono ulteriori attività economiche, per cui è più appropriato chiamarle alfabeti.
Un esempio concreto: il contadino Gaspare compra i semi di soja dalla ditta ACME, che li ha modificati geneticamente e ne detiene il brevetto. Fingiamo solo per un attimo che questa pratica di produzione di OGM sia stata testata nei suoi effetti dalla comunità scientifica, e che non sussistano problemi etici a riguardo (su, dai, un "piccolo" sforzo).
Gaspare potrà usare quei semi solo per produrre soja da alimentazione, non per produrre altri semi. Non solo: se volesse incrociare (impollinare, modificare) quei semi per produrre soja migliore, gli sarebbe impedito. Da quella piattaforma, dice la ACME, solo noi possiamo agire.
La ACME però sarà troppo impegnata a contare i soldi ottenuti grazie al brevetto, per fare ulteriori miglioramenti. Ma la soja naturale, quella da cui la ACME è partita per la modifica, era un alfabeto condiviso, non era proprietario.
Se per "caso", nel frattempo, questa sparisse dalla circolazione, soppiantata o contaminata da quella della ACME, all'intraprendente Gaspare non rimarrebbe che continuare per sempre ad acquistare i semi della Mons..., pardon, della ACME.
Le motivazioni ufficiali sono, naturalmente, che la brevettabilità garantirebbe ai titolari un buon ritorno economico, per cui essa incentiverebbe cospicui investimenti in ricerca da parte delle multinazionali, a vantaggio dell'economia e del progresso. I soliti maligni hanno notato che, casualmente, tra i gruppi di pressione che sostengono il WTO ci sono le stesse multinazionali beneficiarie di questo accordo.
E la nostra Unione Europea ha obbedito deliberando l' EUCD (sì, ragazzi, proprio la stessa legge che vi ha tassato i cd vergini, perchè "tanto lo sappiamo che ci fate le copie illegali"). L'adeguamento dell'Italia a questa direttiva, con i tempi che corrono, è stato un fatto automatico.
Ma allora, che fare? La sessione plenaria del convegno (con Fiorello Cortiana, Vittorio Agnoletto, Stefano Rodotà, Carlo Formenti, Alfonso Pecoraro Scanio, e non me ne vogliano i non citati) si è interrogata, nel pomeriggio, anche su questo.
Dal nostro punto di vista, dobbiamo dare forza agli agenti immunitari già in atto nella società civile: software libero, medicina alternativa e preventiva, agricoltura biologica. Continuare ad essere virtuosi ed a fare proseliti, per alimentare questa rivoluzione dal basso, magari convincendo le nostre istituzioni locali a fare altrettanto, dotandole per esempio di sistemi informatici open source, acquistando cibo biologico per le mense, ecc.
Dal punto di vista politico, l'appuntamento è il 2006, quando il trattato TRIPS verrà imposto anche ai paesi poveri. Se nel frattempo maturassimo la consapevolezza del potenziale distruttivo di questa regolamentazione, potremmo trasmetterla a chi ha potere decisionale in Africa, Sudamerica e dovunque possibile, e forse questo adeguamento non sarebbe così automatico.
Teniamoci in contatto.
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