Presentati i primi risultati positivi della contestatissima legge sulla protezione del diritto d'autore.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-05-2011]
«Attenzione: il vostro computer è stato utilizzato per commettere azioni che possono costituire un reato. Il giudice, cui si rivolgerà Hadopi, potrebbe stabilire la sospensione del vostro accesso alla Rete, e se necessario, un'ammenda».
È questo il testo del messaggio inviato in automatico ai trasgressori - veri o presunti - delle norme francesi per la lotta ai "pirati" informatici.
Pare che ultimamente le minacce di disconnessione, di querele e di richieste di danni cominciano a fare effetto.
Stando alle affermazioni del Ministro della Cultura Frédéric Mitterrand, riprese dall'autorevole quotidiano Le Figaro, dopo un iniziale periodo di indifferenza da parte dei destinatari del provvedimento, quest'ultimo comincia ora a dimostrare effetti ritenuti "largamente positivi".
Su un campione di 1.500 utenti di almeno 15 anni, infatti, già il 7% afferma di aver ricevuto il primo avviso e tra essi almeno la metà ha interrotto qualsiasi download illegale; il 22% continua invece a procurarsi illegalmente i file protetti, il 26% avrebbe ridotto i download e circa il 2% ne avrebbe addirittura aumentato il numero.
A ben guardare il controllo dell'illegalità non appare così efficace come afferma il Ministro, anche perché l'indagine non riguarda i download legali né può ancora prendere in considerazione i risultati a medio e a lungo termine.
Il costante impegno del presidente Sarkozy nel difendere gli interessi delle major dell'intrattenimento e la recente visita di Frédéric Mitterrand nella sede della Hadopi sembrano comunque rispecchiare l'impegno di una lotta a oltranza contro i pirati, indipendentemente dai richiami della Commissione Europea in materia di violazione della privacy.
«Si tratta di una norma educativa e non repressiva» - si afferma a rue de Valois (dove ha sede il Ministero della Cultura) - «e se la tendenza sarà confermata nei fatti diverrà pressoché inutile rivolgersi ai tribunali. Ma tutto ovviamente dipende dal senso di responsabilità degli utenti».
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