Dodici anni fa faceva la sua comparsa quella che sarebbe diventata, per antonomasia, la fonte di conoscenza libera.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-01-2013]
Nata il 15 gennaio 2001 dalle ceneri di Nupedia (un progetto avviato l'anno precedente e oggi scomparso), Wikipedia portò avanti in modo del tutto completo il concetto di conoscenza ridistribuita, grazie ad alcuni concetti di base riassunti in un codice di comportamento particolarmente semplice e stringato, stabiliti fin dall'inizio dai suoi fondatori.
Wikipedia, il cui nome va a letto con l'accento tonico sull'ultima "i" e non, come comunemente si fa, usando l'accentazione sdrucciola (d'altro canto nessuno si sognerebbe di dire "enciclopèdia") deriva dalla composizione di due parole: "wiki", vocabolo di origine hawaiana che vuol dire "veloce", e dal suffisso "pedìa", dall'ovvio significato.
Pubblicata in 285 lingue diverse, l'enciclopedia si basa sul principio fondamentale della libera contribuzione, fondamento questo che rappresenta contemporaneamente il suo punto di forza e di debolezza.
Da una parte l'adozione di questo principio ha portato a uno sviluppo esponenziale delle voci presenti e a un arricchimento di quelle esistenti: all'inizio di quest'anno il numero delle voci ha raggiunto il traguardo dei 13 milioni; una curiosità: al momento del lancio ne conteneva circa 20.000. Ma questa tecnica offre il fianco a errori e, nei casi più gravi, a vandalismo.
Il principio che regola l'inserimento e l'utilizzazione delle voci è quello della condivisione libera; ognuno può adoperare a suo piacimento e gratuitamente il materiale presente con il solo vincolo del rispetto del diritto d'autore.
La mancanza di qualsivoglia controllo che non sia quello reciproco da parte degli utenti ha creato, almeno all'inizio, una sorta di arena di confronto su contenuti controversi.
Nel tempo Wikipedia si è attirata le critiche di redattori di circoli accademici e di enciclopedie tradizionali, prima tra tutti l'Enciclopedia Britannica, nemica giurata del sistema, che ne ha denunciato la mancanza di attendibilità (si calcola che almeno un voce su otto contenga errori o imprecisioni).
A fronte di tali critiche si sono levate spesso voci altrettanto autorevoli a difesa, sostenendo, spesso non a torto, che tale atteggiamento rappresenti un tentativo di difesa elitario delle conoscenze: James Harlington del MIT ha parlato, senza mezzi termini, di protezionismo dei propri "orticelli" da parte di esperti e membri accademici.
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Il colpo di grazia a questa impostazione elitaria è stato dato dalla rivista Nature che, nel 2005, pur ammettendo la presenza di inesattezze, comparava, come qualità delle informazioni, quelle presenti su Wikipedia proprio all'Enciclopedia Britannica, riferendo che anche in quest'ultima esiste una percentuale di inesattezze di oltre il 30%.
Nel tempo Wikipedia ha pubblicato periodicamente sulle sue pagine appelli per raccogliere fondi onde garantire la continuità del servizio.
Tra le curiosità, ricordiamo un'edizione in latino, e, successivamente, in idiomi romanzi, primo tra tutti il sardo, seguito da altri dialetti.
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