Cumulare i ticket per fare la spesa non è più possibile.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-08-2015]
Milioni di italiani dipendenti pubblici e privati ricevono ogni mese, in base alla presenza sul lavoro, un buono pasto sostitutivo del servizio mensa (ma spendibile anche nei punti di ristorazione interni).
Fino a poco tempo fa tale buono, gestito da società specializzate nel settore e utilizzabile anche negli esercizi convenzionati, era detassato fino a 5,29 euro: ciò significa che se il suo valore era inferiore a quella cifra esso non veniva conteggiato nel calcolo dell'Irpef.
Dal primo luglio il governo ha cambiato questa situazione, alzando il limite per la detassazione e portandolo sino a a 7 euro, che è il valore medio per molte aziende: ciò è però vero soltanto soltanto se il buono viene erogato in formato digitale e non in formato cartaceo, ossia se viene versato su carte elettroniche.
Inoltre la normativa prevede che il buono venga erogato soltanto se il dipendente effettivamente disponga della pausa pranzo: se questi è in malattia, è in ferie o non fa la pausa non ha diritto ad avere un ticket.
Ciò pone potenzialmente alcuni problemi rispetto all'abitudine invalsa sinora circa l'utilizzo dei buoni "avanzati".
La normativa sui ticket prevede che essi possano essere spesi soltanto nei giorni di lavoro e che non se ne possa adoperare più di uno al giorno: in effetti, quando si vogliono utilizzare i buoni pasto per fare degli acquisti, è possibile incontrare qualche esercente che non ne accetta più di uno, oppure che non li accetta di domenica o nei giorni festivi.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, potendo datare a mano e consegnare una volta al mese tutti i buoni pasto, la stragrande maggioranza degli esercenti accetta che i clienti utilizzino per gli acquisti più di un ticket per volta: ciò accade soprattutto in molti supermercati, che risultano poi gli esercizi in cui i buoni pasto vengono maggiormente spesi.
Il timore è quindi che ora, con la carta elettronica, la contabilizzazione dei ticket avvenga in tempo reale e che i supermercati non accettino più di un ticket al giorno: pertanto i lavoratori temono di non poterli più utilizzare per fare la spesa, come molti oggi fanno.
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Paventando questa possibile limitazione della spendibilità dei ticket il Codacons, nota associazione di tutela dei consumatori, ha già presentato un ricorso.
Altre associazioni però, come l'Adiconsum o Altroconsumo, ritengono invece che questo rischio non ci sia: sostengono che il ticket elettronico si possa spendere esattamente come quello cartaceo, ma intravedono invece un altro grave rischio.
Infatti le società che gestiscono i buoni pasto non hanno ancora trovato un accordo per l'adozione di lettori Pos universali, in grado di leggere tutte le carte elettroniche su cui sono caricati i ticket: un esercente è quindi in teoria costretto a tenere anche 5-6 Pos diversi per venire incontro alle esigenze di tutti i clienti.
Ciò ovviamente porta al rischio che si finisca con lo scegliere soltanto i formati più diffusi e che per molti lavoratori diventi di fatto impossibile o quasi spendere i propri ticket.
Anche la possibilità di caricare i ticket sul telefonino utilizzando la tecnologia NFC, che parrebbe una soluzione, richiede comunque che si adottino lettori compatibili. A ciò bisogna aggiungere il non immotivato timore provato dagli esercenti stessi, i quali temono che le commissioni diventino più alte delle attuali per sostenere i costi dei nuovi Pos; la nuova tecnologia porterebbe comunque un vantaggio, consistente nell'abbreviazione degli attualmente lunghi tempi di accredito del valore dei ticket.
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