La Fiat rilasci il codice della Panda

Che cosa avrebbe da perdere il gruppo industriale italiano dal mettere a disposizione della comunità la piccola e spartana vettura, uscita recentemente di produzione? Tra favola e utopia, una via per uscire dalla crisi.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-05-2004]

L'economia globale può uscire dalla crisi se scopre un meccanismo virtuoso per la ricchezza, che invece di trasferirla, la crei, invece di concentrarla, la distribuisca, invece di proteggerla, la condivida. Finora abbiamo parlato in maniera teorica di questa sorta di esportazione del Free Software a tutti i comparti dell'economia. I fatti di questi giorni ci spingono a fare delle ipotesi concrete.

La crisi della Fiat si è putroppo dimostrata attuale e irrisolta. Ha profonde motivazioni industriali e sarà molto improbabile uscirne, soprattutto se ci si affida ad un superficiale lifting finanziario e commerciale, o alle vittorie dell'imbattibile Schumacher nelle corse.

Ora l'azienda ha scaricato la Panda, sostituendola con un modello tecnologico e fighetto. E quella vecchia? Sarebbe il momento di una decisione coraggiosa: il rilascio del codice sorgente sotto licenza GPL (General Public License).

Se andiamo a guardare, ci sono tutte le condizioni che hanno favorito la nascita e lo sviluppo impetuoso di GNU/Linux: un prodotto robusto ma apparentemente obsoleto; è un comparto automobilistico folle che sta andando verso la chiusura dell'accesso alla tecnologia, aumentando oltre ogni misura i contenuti elettronici ed informatici, rendendo non riparabili e modificabili le vetture, se non dalla costosa assistenza ufficiale. E' un sistema cieco e autodistruttivo che, a fronte della povertà, dell'inquinamento e del traffico, propone modelli sempre più costosi, potenti e voluminosi.

Certo, la Panda non è software: è un complesso organizzato di lamiera, acciaio, vetro, plastica e gomma. L'acquisizione di materie prime e il loro assemblaggio hanno un costo, non è possibile effettuare il download del prodotto da un server Ftp, nemmeno con le nuove ADSL a 640Kbit/s.

È possibile, però, che un'industria fornisca l'hardware di base a un costo moderato, per poi lasciare spazio alle trasformazioni artigianali, sotto casa dell'utilizzatore. Ogni artigiano potrà apportare le modifiche che crede al prodotto di base, a patto di rendere di pubblico dominio gli schemi e il progetto, imitando quello che avviene nel Free Software.

Di questa fornitura (l'equivalente industriale del codice sorgente libero) potrebbe occuparsi la stessa Fiat, se avesse a cuore l'idea di entrare in un mercato nuovo e parallelo, oppure un qualsiasi ente pubblico o privato, cooperativa autogestita, a cui la Fiat potrebbe cedere le linee di produzione obsolete.

Ricordo, solo a titolo di esempio, che poco più di un anno fa c'è stato un accordo per trasformare l'Alfa di Arese nel polo dell'auto ecologica. Allora perché non far partecipare gli stessi soggetti di allora (azienda, Regione Lombardia, sindacati) nel primo progetto di vettura ecologica Open Source?

Non abbocchiamo alle sirene istituzionali che ci attirano verso l'auto a idrogeno, o a quelli che promettono da anni l'auto ad aria compressa: si tratta di vettori energetici, non di combustibili. In altre parole: bufale. Dotare la Panda, magari opportunamente alleggerita e de-informatizzata, di un impianto a metano o GPL (Gas di Petrolio Liquido) è l'unico esempio serio di auto ecologica che mi viene in mente.

Perché no, dunque? Cerchiamo di rispondere alle possibili obiezioni.

Il progetto non consente adeguati margini.

In linea generale un prodotto che costa poco fa guadagnare poco; questo è vero se si utilizzano i canali tradizionali. Ma l'auto Open Source non ha bisogno di uffici marketing, di pubblicità, di venditori esperti, di concessionari o di succursali. Il tam tam Internet si occuperà dell'informazione, della persuasione e della raccolta ordini. Un vero esempio di e-commerce, non come la mezza presa in giro di buy@fiat. Non parliamo nemmeno di oneri finanziari: si tratta di macchine e progetti ampiamente ammortizzati.

Non la comprerà nessuno.

Ahinoi, questo sembra un mondo di fighetti: più le case insistono sull'ingombro e sulla potenza, più noi abbocchiamo come merluzzi. Avete notato il numero impressionante di quegli enormi finti fuoristrada che hanno invaso le nostre città? Ma ciò avviene perché il prodotto a basso prezzo è considerato roba per sfigati. Ma se impariamo a considerare il basso impatto una virtù, la cose cambieranno.

Non risolverebbe il problema della mobilità.

Certo. Ma è comunque un primo passo. Come GNU-Linux ha risolto la dipendenza di molti dal sistema Microsoft, la eco-Panda potrebbe salvarci dalla cybermobile. È lunga la strada per un mondo migliore ma i primi passi, forse, sono questi.

Farà concorrenza alle vetture tradizionali.

E' purtroppo un'obiezione sensata, in gergo si chiama "cannibalismo". In realtà non chiederemmo mai alla Fiat di sostituire i suoi prodotti più trendy con l'onesta Panda, sarebbe un lago di sangue. Ma non vedo niente di male nel permettere agli utenti più morigerati, quelli che mai comprerebbero la nuova versione smart e hi-tech, di trovare sul mercato una vettura ecologica, economica, robusta, semplice e riparabile.

Non dovrebbe essere difficile per degli scafati marketing-men posizionare una simile vettura in una nicchia che non dia fastidio alle altre. Dopotutto, sono riusciti a cambiare il nome alla Cinquecento in Seicento dopo una modifica ai fanali. Come se il Presidente del Consiglio, dopo l'operazione alle palpebre, avesse deciso di chiamarsi Johnny Depp!

Sono solo ipotesi, idee, riflessioni. Se qualcuno ha altre idee, proposte, suggerimenti, sono graditi commenti qui sotto e nei Forum.

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 54)

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