Google, Pizzetti critica la sentenza del caso Vividown

Il Garante Privacy la definisce "un'opera di ingegneria giuridica".



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-04-2010]

Garante Privacy sentenza Oscar Magi

Francesco Pizzetti, Garante per la Privacy, ha espresso la propria opinione sulle motivazione della sentenza di condanna emessa dal giudice Oscar Magi nei confronti di tre dirigenti di Google per il caso Vividown, e l'ha fatto rispondendo alle domande di Vittorio Zambarino su un blog ospitato dal sito di La Repubblica.

Pizzetti non esprime né una condanna piena né una piena assoluzione della sentenza, ma la ritiene caratterizzata da "luci e ombre".

Tra le luci, il Garante evidenzia come la sentenza ritenga che la soluzione alle violazioni della privacy non passi attraverso il controllo del contenuto ma piuttosto attraverso l'informazione sulle leggi da rispettare quando per esempio - come nel caso in oggetto - si condivide un video in cui sono presenti diverse persone. Il problema è però la modalità scelta dal giudice Magi per esprimere questo concetto.

La più seria tra le ombre, infatti, è quella che riguarda un riferimento errato all'articolo 13 del Codice della Privacy, quello che parla della responsabilità degli Internet Service Provider.

L'articolo impone agli Isp di chiarire agli utenti l'uso che faranno dei dati personali inseriti dagli utenti stessi; nella sentenza di Magi, invece, l'articolo viene invocato come un obbligo, imposto agli Isp, circa l'informazione da dare agli utenti sulle leggi che questi ultimi devono rispettare.

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In pratica il giudice Magi legge l'articolo 13 come se imponesse a YouTube l'obbligo verificare se gli utenti abbiano ottenuto l'autorizzazione dei soggetti presenti nei filmati destinati a essere condivisi tramite la piattaforma. Solo che in realtà l'articolo dice tutt'altro.

Per Pizzetti, questa è "un'operazione di ingegneria giuridica con un errore tecnico per quanto riguarda la privacy", meritevole nelle intenzioni ma sbagliata nei modi.

Nel complesso, infatti, la sentenza può davvero essere considerata favorevole alla Rete poiché evita di intraprendere la facile strada del controllo dei contenuti - che il Garante definisce "un obiettivo che per far del bene produce troppo male, mettendo a rischio l'utilità democratica della rete" - poiché "carica solo qualche onere di informativa sugli ISP".

Il guaio è che in America tutto ciò è stato accolto come un tentativo di censura, ed è questo il pericolo che Pizzetti esorta a evitare, poiché il rischio ultimo è addirittura l'abbandono dell'Italia da parte dei "grandi Isp internazionali", cosa che "sarebbe il massimo del ridicolo".

"Vorrei evitare che si avesse un'immagine internazionale che non è fondata, viste le caratteristiche della sentenza" - spiega il Garante - "e allo stesso tempo evitare di dare su un piatto d'argento a chi, non per difendere la libertà della rete ma solo un attività imprenditoriale che oggi non è carica di doveri che dovrebbe invece assumere, l'occasione di fare un atto dimostrativo che avrebbe solo un effetto intimidatorio verso i legislatori di tutto il mondo".

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