Sempre più agitate la acque sull'ACTA

Il Controllore Europeo per la Protezione dei Dati esplicita le minacce alla privacy derivanti dall'accordo commerciale anti contraffazione.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-05-2012]

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Approfittando del momento socio-economico sfavorevole in ambito europeo, le lobby degli Stati Uniti continuano il pressing per far approvare norme più favorevoli alla tutela dei diritti di autori ed editori.

Se gli andrà bene, probabilmente insisteranno anche per una revisione in ottica nordamericana della legislazione sui brevetti in campo tecnologico e dell'innovazione.

Ad oggi, l'Accordo Commerciale Anti Contraffazione (ACTA) è stato sottoscritto dal Consiglio e dalla Commissione Europea, dalla maggioranza di membri dell'UE (tra cui Italia, Francia e Regno Unito) nonché da Stati Uniti, Australia, Canada, Svizzera, Marocco, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Singapore.

Per ora le uniche resistenze effettive sulla questione del controverso accordo sembrerebbero le eccezioni sollevate del Controllore Europeo per la Protezione dei Dati (CEPD) che in un recente rapporto ribadisce il parere già espresso nel 2010 e puntualizza le minacce che potrebbero derivarne sulla privacy degli utenti in caso di adozione.

L'eurocontrollore teme infatti che misure dettagliate sulla protezione della proprietà intellettuale sull'Internet avrebbero effetti secondari ma inaccettabili sui diritti fondamentali delle persone in caso di applicazione scorretta.

Il rapporto lamenta che allo stato attuale le misure "mancano di precisione" permettendo "la sorveglianza indifferenziata e generalizzata sul comportamento degli utenti del Web e delle loro comunicazioni elettroniche"; e continua lamentando che la normativa prevista dall'ACTA sono contrarie sia all'art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo che agli articoli 7 e 8 dell'accordo sui diritti fondamentali e alla direttiva sulla protezione dei dati.

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Il CEPD inoltre rileva che sembrano del tutto scavalcati i principi giuridici relativi alla presunzione d'innocenza e alla protezione dei dati personali dei cittadini, mentre al contrario "le misure richieste sono estremamente intrusive della sfera privata delle persone e non devono essere applicate quando non siano necessarie e comunque proporzionate all'obiettivo di far rispettare il diritto alla proprietà intellettuale".

In attesa del procunciamento in giugno dell'Europarlamento in sessione plenaria, la Commissione Europea evrebbe voluto scavalcare le contrapposizioni deferendo l'accordo all'esame della Corte di Giustizia europea; tentativo fortunatamente abortito per l'opposizione di quanti non vedevano di buon occhio che un organo giurisdizionale fosse chiamato a esprimersi - sia pure informalmente - su contenuti puramente amministrativi.

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