The Pirate Bay chiede aiuto all'Europa

La condanna degli amministratori violerebbe l'articolo che tutela la libertà di espressione: parte il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-05-2012]

fredrik neij diritti uomo

L'ultima carta che gli ex amministratori di The Pirate Bay, condannati in via definitiva dalla Corte Suprema Svedese, possono giocare per evitare la prigione è il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Mentre Peter Sunde spera che i problemi di salute e gli impegni di lavoro gli permettano di ottenere quantomeno un rinvio della pena, Fredrik Neij (noto con il nickname TiAMO) fa infatti sapere per bocca del proprio avvocato di essersi rivolto alla Corte di Strasburgo.

Secondo quanto dichiarato dall'avvocato Jonas Nilsson, la condanna inflitta dal tribunale svedese sarebbe ingiusta, poiché violerebbe l'articolo 10 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, che tutela la libertà di espressione e informazione.

L'attività di The Pirate Bay, infatti, per la quale Neij è stato condannato, si qualificherebbe come un servizio automatizzato per la trasmissione di informazioni, e il ruolo di TiAMO sarebbe stato quello di un semplice fornitore del servizio stesso al pari - per esempio - delle poste.

Lo scopo del sito, infatti, sarebbe stato la condivisione, attraverso la tecnologia BitTorrent, di file non protetti da copyright: Neij non avrebbe alcuna colpa se qualcuno ha poi utilizzato lo stesso sistema per scambiare materiale protetto.

Condannare Neij sarebbe come mettere in prigione tutti i postini perché qualcuno li ha sfruttati per recapitare pacchi dal contenuto illegale. Oppure - spiega Nilsson - sarebbe come condannare «i fondatori di un sito di commercio online dopo che qualcuno ha venduto una bicicletta rubata grazie ai servizi del sito».

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