Sopravvivere all'inverno russo

Il racconto dell'astronauta Samantha Cristoforetti.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-07-2012]

thomas gathering firewood

Questo è un articolo su più pagine: ti invitiamo a leggere la pagina iniziale
Samantha Cristoforetti, prima astronauta italiana

di Samantha Cristoforetti, tradotto e pubblicato con il suo permesso dal post originale in inglese del 30 gennaio 2012. Le parentesi quadre indicano note del traduttore. La parte in corsivo è così anche nell'originale.

A dirla tutta non possiamo lamentarci. Stanotte ci sono -15°C, con pochissimo vento; la neve sul terreno arriva al ginocchio. Gioisco al pensiero di quanto siamo fortunati, rammentando i tanti resoconti di equipaggi che hanno affrontato l'addestramento con la neve alta fino al petto e -30°C. Anche così, sembrava una sfida molto impegnativa quando, due giorni fa, ci hanno aiutato a infilarci le tute di volo Sokol e ci hanno detto di salire a bordo di un vecchio modulo di discesa Soyuz coricato su un fianco nell'area di sopravvivenza. L'articolo continua qui sotto.

Dentro ci aspettavano il kit standard di sopravvivenza delle Soyuz e degli indumenti contro il freddo, impacchettati nel poco spazio disponibile.

Fuori ci aspettavano la calotta e le corde del paracadute, tre fodere dei sedili che normalmente avremmo tolto dai sedili stessi e degli stivali impermeabili alti fino alla coscia che di norma avremmo ricavato tagliandoli dalla tuta di sopravvivenza in acqua Forel.

thomas entering dm
Thomas entra nel modulo di discesa.
Credit: GCTC.

Thomas è entrato per primo. Lo trovo bizzarramente appollaiato sopra il pannello di controllo, e così mi accuccio in un angolo, cercando di lasciare spazio affinché anche il nostro comandante, Sergey, possa entrare e chiudere dietro di sé il portello. Una veloce chiamata via radio e l'addestramento ha inizio.

Ci hanno sottolineato che il consiglio numero uno per prevenire l'ipotermia è restare asciutti e muoversi senza fretta per non sudare, e ho ben chiaro in testa questo proposito. Ma nonostante tutto dopo pochi minuti siamo tutti sudati. Nello spazio ristretto cerchiamo e spacchettiamo i componenti dei nostri indumenti di sopravvivenza invernale, ciascuno contrassegnato con il nostro nome: la tuta leggera [jumper suit], il maglione, la giacca leggera, la tuta intera, la giacca pesante. E poi guanti, cappello, scarpe. Mentre aiuto Sergey a uscire dalla [tuta] Sokol e cerco di passargli gli indumenti adatti, non riesco a fare a meno di essere grata del fatto che nessuno di noi è particolarmente grande!

tepee
Il tepee.
Credit: GCTC.

Non dobbiamo preoccuparci del cibo, dato che abbiamo scorte per almeno tre giorni, ma dobbiamo lavorare in fretta per prepararci un riparo, un fuoco di segnalazione e la legna per il fuoco prima che cali la notte. Sergey individua un buon punto per il nostro accampamento: due alberi diritti a circa due metri dal nostro riparo a falda singola, e davanti spazio in abbondanza per costruire il nostro tepee l'indomani, sulla zona che verrà scaldata dal fuoco di stanotte, e una radura a circa 100 metri di distanza per il nostro fuoco di segnalazione.

Con lo stile di comando deciso ma irresistibilmente garbato che Thomas e io apprezzeremo ben presto, Sergey distribuisce i compiti e avvia il lavoro. È un ex pilota di Blackjack [Tupolev TU-160, bombardiere strategico supersonico] dell'Aviazione Militare Russa e ha un gran talento per la vita all'aria aperta e un istinto naturale di prendersi cura dei bisogni di tutti. È un'altra grande fortuna; una di quelle che saranno fondamentali nel creare fra noi l'atmosfera calorosa ed efficiente che ci resterà come ricordo da serbare con affetto.

building leanto
Costruzione del riparo a falda singola.
Credit: GCTC.

Condividendo un coltello e un machete dell'equipaggiamento di sopravvivenza, usiamo rami di media grandezza e le corde del paracadute per costruire l'intelaiatura del nostro riparo a falda singola. Poi copriamo il fondo e il tetto con una notevole quantità di rami e foglie e avvolgiamo il tutto nella stoffa del paracedute e nella coperta di sopravvivenza riflettente. Non è una reggia, ma ce lo faremo bastare, e riuscirò addirittura a dormire qualche ora, a tappe di venti-trenta minuti.

Naturalmente non c'è paragone con il nostro riparo per la seconda notte. Avendo a disposizione l'intera giornata, le istruzioni sono di costruire un tepee. Dopo aver fabbricato l'intelaiatura conica usando sei tronchi lunghi, vi avvolgiamo intorno il paracadute: uno strato inferiore interno, alto all'incirca fino al petto, e uno strato superiore esterno, che lascia un'apertura in alto. Inserendo dei rametti lunghi una trentina di centimetri fra i due strati creiamo una fessura dal quale può entrare aria fresca mentre il fumo esce dall'apertura in cima.

broken leg
Simulazione di una gamba rotta.
Credit: GCTC.

Ed eccomi qui che passo la radio a Thomas e cerco di addormentarmi. Tra poche ore verremo contattati dall'elicottero di soccorso e ci verrà dato un azimut da seguire fino alla zona di recupero. Sappiamo dal briefing che uno di noi dovrà simulare un arto rotto, per cui avremo approntato dei paletti per creare una barella improvvisata a partire da una fodera dei sedili.

Quando tutto sarà finito, mi viene l'idea che accenderemo un bengala per festeggiare. E ho un ultimo pensiero prima di scivolare in un sonno leggero: che quella sauna post-addestramento, domani, sia bella calda!

celebrating
Si festeggia la fine dell'addestramento con un bengala.
Credit: GCTC.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita. Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui sotto, inserire un commento (anche anonimo) o segnalare un refuso.
 

Paolo Attivissimo

(C) by Paolo Attivissimo - www.attivissimo.net.
Distribuzione libera, purché sia inclusa la presente dicitura.