Ransomware in ospedale, degenti smistati in altre strutture

Rete interna bloccata per una settimana, si torna a carta e penna.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-02-2016]

ransomware ospedale

Ultimamente i malware del tipo ransomware stanno ricevendo parecchia attenzione a causa dell'"epidemia" di CryptoLocker, che di recente pare essersi acuita.

È già abbastanza brutto trovarsi chiusi fuori dal proprio computer, magari con le foto e i video di una vita diventati all'improvviso irraggiungibili, ma quando a venir colpito è un ospedale le cose diventano decisamente più gravi.

Stando a quanto riporta la CNBC un ospedale di Los Angeles, l'Hollywood Presbyterian Medical Center, è stato infettato da un ransomware, che ha bloccato l'accesso ad alcuni sistemi.

I giornali statunitensi riportano che a seguito dell'attacco la rete dell'ospedale è rimasta fuori uso per una settimana e che tutto il personale ha dovuto tornare a utilizzare carta e penna per registrare i pazienti, aggiornare le cartelle cliniche e via di seguito.

Non solo: i medici hanno dovuto smistare in altri ospedali alcuni pazienti del pronto soccorso, poiché la dipendenza dai sistemi informatici è tale che senza di questi il pericolo per chi ha bisogno di cure è molto reale.

La vicenda è stata confermata da un portavoce dell'FBI, il quale però non ha commentato le voci circa l'entità del riscatto, che sarebbe pari a 9.000 Bitcoin: si tratta di circa 3,4 milioni di euro.

L'ospedale, dal canto proprio, ha ammesso l'attacco rassicurando pazienti e familiari: i dati relativi ai ricoverati non sono stati resi pubblici, soltanto inaccessibili perché crittografati.

La vicenda ha scatenato una naturale polemica circa le responsabilità, che ha portato all'individuazione di diversi problemi nella gestione dei sistemi informatici non solo dell'Hollywood Presbyterian Medical Center ma della maggioranza degli ospedali.

Come non è raro vedere anche da noi, spesso i computer e i server sono tutt'altro che aggiornati: Windows XP, il cui supporto è cessato da tempo, è tuttora troppo ampiamente utilizzato e anche quando il sistema operativo è più recente spesso le patch di sicurezza non vengono applicate con tempestività.

Non bisogna poi ignorare i sistemi operativi embedded utilizzati in moltissime apparecchiature, per aggiornare i quali c'è bisogno di un intervento del produttore, che generalmente offre un contratto di assistenza a questo scopo ma non sempre è lesto nel tappare le falle, anche perché a volte l'operazione richiede di ottenere una nuova certificazione dagli enti preposti. La sempre maggiore connettività rende tali macchinari bersagli facili.

Tutto ciò lascia alla mercé dei cybercriminali sistemi tra i più importanti, come il caso dell'ospedale americano dimostra: con relativamente poco sforzo è possibile fare un gran danno e mettere le mani su parecchi soldi.

E quand'anche i bersagli colpiti riuscissero a fare a meno di pagare il riscatto, ristabilendo la piena funzionalità grazie ai propri sforzi, ci sarebbe da fare i conti con il tempo e le energie spesi per riportare la situazione alla normalità. Senza contare il pericolo per le persone, nel caso a essere colpita sia una struttura sanitaria.

L'esperto di sicurezza Roel Schouwenberg fa notare come molte aziende che si occupano proprio di protezione si concentrano su possibilità come il furto di dati ma sono piuttosto impreparate a scenari in cui i dati sono presenti ma inutilizzabili, e suggerisce che i tempi sono ormai maturi per un concetto più "attivo" di sicurezza.

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Ospedale USA paga 17.000 dollari di riscatto

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