Nel dramma Almaviva la tragedia della povertà italiana

I lavoratori respingono l'accordo che proponeva stipendi inferiori all'indennità di disoccupazione. Saranno licenziati.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-12-2016]

almaviva

Sembrava essere arrivata a un passo dalla conclusione la vicenda dei lavoratori di Almaviva: il governo pareva aver partorito una soluzione in grado di scongiurare i 1666 licenziamenti del call center di Almaviva a Roma con la proposta di un lodo arbitrale.

Secondo il ministro Calenda era dai tempi di Donat-Cattin e della vertenza con i metalmeccanici che non si faceva più una cosa del genere, ossia lasciare che il governo si prenda la responsabilità di proporre una soluzione per una vertenza sindacale.

Il lodo del governo Gentiloni avrebbe spostato a marzo un accordo definitivo che avrebbe comunque previsto forme di controllo a distanza totali degli operatori e, soprattutto, una riduzione dei salari.

Proprio quest'ultimo punto è però stato ritenuto inaccettabile dai lavoratori in quanto detti salari sono già stati ridotti del 15% in base a un precedente accordo: così, la proposta del governo è stata bocciata.

Se avessero accettato l'ulteriore riduzione, la differenza fra l'indennità di disoccupazione - che adesso i lavoratori licenziati percepiranno solo per un anno - e i nuovi salari (inferiori ai minimi del contratto nazionale di settore) sarebbe stata davvero minima.

Tale minuscola differenza inoltre virtualmente sparirebbe se si tiene conto del fatto che per raggiungere il posto di lavoro i dipendenti sostengono delle spese di viaggio.

Se a ciò si aggiunge il fatto che non c'era alcuna garanzia che Almaviva, dopo un anno, non riproponesse il licenziamento degli stessi lavoratori (anche soltanto in parte), si capisce perché il lodo proposto dal governo non sia stato accettato dal personale della sede di Roma.

Diverso è il caso della sede di Napoli, i cui lavoratori hanno invece preferito sottoscrivere il lodo.

Tutta questa vicenda è emblematica: costituisce un esempio perfetto della situazione dei lavoratori poveri del nostro Paese nel settore dei call center.

La delocalizzazione in Albania e le gare al massimo ribasso per la fornitura di questo servizio da parte della pubblica amministrazione hanno reso scarsamente competitiva l'offerta di Almaviva, la maggiore impresa di call center del nostro Paese.

La sorte dei 1666 lavoratori Almaviva della sede di Roma dimostra l'insufficienza del sistema di ammortizzatori sociali oggi previsto dalle nuove leggi del Jobs Act.

Mancano infatti del tutto integrazioni salariali destinate ai lavoratori in crisi aziendali di questo tipo; non ne sono previste nemmeno di subordinate alla frequenza di corsi di riconversione professionale.

Non solo: anche la sorte del Contratto Nazionale delle Telco è segnata. Esso è troppo caro per le imprese come Almaviva e allo stesso tempo troppo basso per tutelare gli attuali trattamenti economici del personale di Tim, sia i tecnici che gli operatori di call center.

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Pier Luigi Tolardo