Amato e i blogger della U Generation

Secondo Giuliano Amato, il web non cambia nulla nel rapporto tra politica e cittadini; eppure qualche novità c'è e arriva dal mondo dei blog.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-04-2006]

Alcuni anni fa mi iscrissi alla mailing list del candidato dei democratici Usa alla Presidenza John Kerry che, come è noto, uscì poi perdente nello scontro con Bush. Ogni tanto, soprattutto in occasione delle scadenze più importanti della politica americana, ricevo tutt'ora una mail di Kerry che mi informa sulle posizioni di questo importante esponente dell'opposizione, mi chiede opinioni, mi sollecita a manifestazioni e petizioni.

Negli Usa più del 50% della popolazione è connessa alla Rete con abbonamenti flat e sempre più privilegia Internet come fonte di informazioni, a scapito dei quotidiani, molto più diffusi che in Italia, e della Tv.

La situazione italiana è molto diversa ancora in termini di diffusione e di frequentazione della Rete; ma la classe politica italiana è ancora più indietro rispetto alla società in termini di considerazione dell'importanza del web. Non è un problema solo dei politici ma di tutta la classe dirigente italiana, se pensiamo che solo con l'ingresso di Mario Draghi i dipendenti Bankitalia possono accedere a Internet (per Fazio era solo una perdita di tempo) e sono pochissimi i vescovi che consentono ai fedeli di indirizzare loro un'email.

Una testimonianza di questa arretratezza è l'ultimo libro di Giiuliano Amato, uno dei massimi esponenti della politica italiana, tra i più accreditati per una possibile successione a Ciampi alla carica più alta dello Stato, dal titolo "Un altro mondo è possibile? Parole per cambiare" (Mondadori) diviso in capitoli dedicati a commentare un termine chiave per capire il nostro tempo; tra le quaranta parole scelte c'è "web".

Nel testo, peraltro molto interessante e ricco anche di riflessioni anticonformistiche, il capitolo web risente di un'impostazione troppo antica della classe politica italiana. Da una parte Amato considera una questione sociale importante il digital divide tra zone del mondo ancora più del generational divide tra lui, la sua generazione e quella dei suoi nipotini smanettoni; dall'altra riafferma con orgoglio quasi la sua convinzione, fin dai tempi del boom della new economy, della superiorità dell'economia reale, materiale e industriale sulla società dell'informazione, insieme a cose piuttosto banali su Internet veicolo di pedofilia e terrorismo.

Non si dice niente sulle potenzialità politiche del web, sulla possibilità di cambiare in profondità il rapporto politici-cittadini grazie alla rivoluzione digitale e nemmeno sulla necessità dell'innovazione, sulle questioni aperte della proprietà intellettuale, sulle libertà digitali.

Il panorama quindi della vecchia classe politica, anche di sinistra, su questi temi è sconfortante; ma in compenso qualcosa si muove. E' il movimento della "U Generation", dove U sta per Unione ma anche per Ulivo, il movimento dei trentenni che chiede ai partiti del centrosinistra, vincitore per un soffio, un cambiamento e uno svecchiamento profondo di uomini, metodi e temi, a partire dai blog e da quanto i blog esprimono, come mezzo di comunicazione e aggregazione.

Sono persone come Mario Adinolfi, uno dei blogger politici più seguiti in Italia e Paolo Zocchi, esperto della Rete molto conosciuto, che sperano di produrre anche in Italia il movimento che negli Usa (a partire dal popolare blog "Left Wing") sta cercando di rinnovare la sinistra.

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Pier Luigi Tolardo