Pagando di più si avrà più banda. Net Neutrality in pericolo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-05-2014]
Va scaldandosi, e si scalderà sempre più nei prossimi mesi, il dibattito che vede la statunitense FCC impegnata a decidere sulla cosiddetta Internet a due velocità.
La Commissione ha deciso di aprire un periodo di 4 mesi durante i quali ricevere i commenti sul progetto che prevede di differenziare la fornitura dei servizi di connessione e rispondere a essi (due mesi per sottoporre i commenti e due mesi per fornire le risposte).
In pratica, si tratterebbe di concedere la possibilità di offrire pacchetti migliori di connettività a quei soggetti disposti a pagare più degli altri.
La questione vede in campo diversi attori, ognuno con le sue ragioni.
Da un lato ci sono i fornitori di contenuti - come YouTube, Netflix e via di seguito - che per la loro stessa natura consumano parecchia banda e avrebbero ragioni sia per essere a favore che contro, anche se probabilmente le motivazioni per approvare la decisione sono più significative.
Infatti, da un certo punto di vista avere più banda a disposizione, a fronte di una spesa maggiore, significa poter promuovere i propri servizi come migliori, e quindi farli diventare più popolari.
Da un altro punto di vista, ciò si tradurrebbe in una spesa maggiore per la connettività: considerate però le dimensioni dei colossi che beneficerebbero della Internet a due velocità, il denaro non sembra essere un vero problema.
Dall'altro lato ci sono poi gli operatori, i quali hanno il dovere e la necessità di continuare a investire nelle infrastrutture e di tanto in tanto si lasciano scappare commenti poco lusinghieri contro i maggiori sfruttatori delle loro fatiche, ossia i giganti di cui sopra, come anche in Italia ha fatto qualche tempo fa Franco Bernabè.
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I maggiori consumatori di banda vengono infatti accusati di sfruttare la Rete senza contribuire al suo sviluppo dal punto di vista delle strutture: farli pagare di più sarebbe un buon modo, dal punto di vista degli operatori, di costringerli a contribuire.
Infine, vi sono gli utenti comuni e i piccoli soggetti attivi in Rete.
Dal punto di vista degli utenti comuni, che non vanno al di là di quei tre o quattro siti (che sono sempre i più famosi), probabilmente una Internet a due velocità non si farebbe nemmeno notare: chi si limita a saltare da Facebook a Netflix a YouTube a Google, probabilmente non vedrebbe cambiamenti.
Diverso il discorso per i piccoli soggetti e per le startup che, in linea teorica, farebbero più fatica a emergere in una Rete in cui chi ha più risorse ottiene più banda.
D'altra parte, è anche ingenuo ritenere che al momento tutti i soggetti attivi in Rete abbiano le medesime potenzialità: già adesso i giganti hanno i mezzi per poter offrire servizi migliori e velocità di navigazione superiori a quelli dei piccoli concorrenti.
Il problema, su cui si rifletterà nei prossimi mesi, è però capire che cosa possa succedere qualora questo stato di cose venga sancito ufficialmente.
I detrattori della "doppia velocità" temono che la Net Neutrality venga compromessa definitivamente: la Rete non sarebbe più un mezzo neutrale di comunicazioni ma finirebbe nelle mani di chi ha più potere economico.
Di questo parere sono per esempio 11 senatori USA, firmatari di una petizione per conservare una «Internet a disposizione di tutti» e diverse associazioni che stanno facendo sentire la propria voce, anche con proteste, alla FCC.
Intanto Tom Wheeler, presidente della Commissione e autore della proposta per la Rete a due velocità, ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di incidere negativamente sulla neutralità della Rete. I prossimi mesi ci diranno in quale direzione stiamo andando.
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