Entrano in vigore le nuove politiche di profilazione e conservazione dei dati, per proteggere gli utenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-08-2016]
Due anni fa, il Garante per la privacy aveva intimato a Google di cambiare il modo in cui vengono trattati i dati degli utenti.
Per esempio, il Garante chiedeva a Google di non adoperare più le informazioni raccolte per la profilazione degli utenti senza prima aver ottenuto il loro consenso, nonché di chiarire che tutta questa attività ha fine commerciali.
Ora finalmente il gigante di Mountain View ha deciso di adeguarsi: lo annuncia lo stesso Garante con un comunicato sul sito ufficiale.
I punti fondamentali cui Google ha accettato di adeguarsi sono quattro.
Il primo riguarda l'obbligo di informare gli utenti sul trattamento dei loro dati: le informazioni messe a disposizione ora sono «più numerose e messe a disposizione in maniera più agevole».
Inoltre l'informativa ora entra nel dettaglio circa le finalità per le quali i dati vengono raccolti, e sono stati messi a disposizione dei moduli tramite i quali gli utenti possono variare le proprie preferenze.
Il secondo è il già citato consenso che l'azienda deve obbligatoriamente richiedere agli utenti prima di poterne utilizzare i dati. Ciò vale sia per gli utenti autenticati che quelli non autenticati.
«È stato utilizzato un meccanismo che impone all'utente di effettuare necessariamente una scelta prevedendo, tramite la presentazione di un banner, la richiesta di consenso ripetuta per tre volte nell'arco di due mesi, fino a impedire l'accesso ai servizi finché la scelta non venga effettuata» scrive il Garante.
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Terzo punto è la possibilità di modificare le impostazioni relative alla «raccolta dei dati per la cronologia delle ricerche e delle localizzazioni o per l'attività vocale e audio», agendo anche singolarmente sui singoli servizi.
Per esempio, un utente potrebbe decidere in un secondo tempo di variare il consenso dato inizialmente, e lasciarlo in essere per quanto riguarda la cronologia delle ricerche ma revocarlo per quanto riguarda la localizzazione.
Infine c'è il punto legato ai limiti massimi di conservazione dei dati degli utenti.
«Google rende inaccessibili i dati dell'utente autenticato 24 ore dopo la richiesta dell'interessato e li cancella entro 2 mesi, se i dati sono su sistemi attivi, o entro 6 mesi, se sono archiviati su sistemi di backup» spiega il Garante.
Fanno eccezione i cookie, che Google per ora conserva per 18 mesi: il Garante si riserva di fare ulteriori indagini per «verificare se possano essere individuati tempi di conservazione diversificati in base al maggiore o minore potere identificativo dei cookie».
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