Facebook, la denuncia: è una piattaforma per le manipolazioni politiche

In un lungo memoriale, un'analista accusa Facebook di fallire sistematicamente nel contenere le falsità.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-09-2020]

facebook sophie zhang manipolazione politica

È composto da oltre 6.600 parole il memo che Sophie Zhang, ex analista di Facebook che aveva il compito di contrastare gli abusi della piattaforma, ha scritto dopo essere stata licenziata dal social network e che BuzzFeed ha pubblicato.

In esso ci sono le prove di quello che da tempo si sospetta: Facebook ormai non è più una piattaforma tramite la quale restare in contatto con amici e familiari, ma una piazza che può essere piegata al volere di chi sa come fare.

Il fenomeno riguarda moltissimi Stati - dall'India all'Ucraina, dalla Spagna al Brasile - e si basa su una tattica efficace: creare centinaia di migliaia, se non milioni, di account fake per sostenere quella parte politica o screditare quell'altra.

Zhang, che ha rifiutato i 64.000 dollari che le sono stati offerti dal social network per tenere segreto quanto ha appreso nei suoi tre anni di permanenza a Facebook, ha rivelato anche un'altra cosa: che Facebook stesso fa pochissimo per fermare questo fenomeno, di cui è perfettamente a conoscenza.

«Nei tre anni che ho passato a Facebook, ho incontrato diversi tentativi palesi da parte di governi stranieri di approfittare della nostra piattaforma su vasta scale per ingannare i propri cittadini» racconta l'ex analista nel memoriale, che BuzzFeed ha preferito non pubblicare per intero in quanto contiene nomi e accadimenti precisi, ed è quindi potenzialmente lesivo della privacy delle persone coinvolte.

Il compito di Sophie Zhang era cercare di mettere ordine in questo marasma, con un aiuto insufficiente, linee guida che le imponevano di dare priorità a Stati Uniti ed Europa occidentale e un enorme potere discrezionale a propria disposizione.

«Ho preso personalmente delle decisioni che hanno avuto conseguenze sui presidenti di alcune nazioni senza che alcuno mi supervisionasse, e ho agito contro tanti di quei politici famosi in tutto il mondo che ormai ho perso il conto» scrive ancora la donna.

Appropriata è la sintesi fatta da BuzzFeed: il memo è il racconto dei fallimenti di Facebook. Mentre, per quanto riguarda Zhang, ella stessa ammette, dando una misura della gravità della cosa: «So che ormai le mie mani sono sporche di sangue».

Tra i fatti citati nel testo, possiamo ricordare i 10,5 milioni di reazioni fasulle apparse sui profili di politici brasiliani nel 2018, o la campagna coordinata di sostegno la presidente dell'Honduras basata su «risorse fasulle», prima di agire contro la quale Facebook ha impiegato ben nove mesi.

«Rilevavamo in tutto il mondo tanti di quei comportamenti in violazione delle policy che la decisione su quali casi valesse la pena indagare ulteriormente ricadeva su di me» racconta Zhang. «Senza alcuna supervisione, sono stata lasciata in condizione di avere un'immensa influenza nel mio tempo libero» soprattutto sulle nazioni al di fuori di Usa ed Europa, ossia quelle prive di priorità.

«Un direttore del gruppo Strategic Response mi ha fatto notare come buona parte del mondo al di fuori dell'occidente era a tutti gli effetti un far west con me come dittatore part-time; lui pensava di farmi un complimento, ma ciò mostra l'enorme pressione cui ero sottoposta».

È questa pressione che l'ha portata, dopo aver lasciato Facebook, a rivelare l'importanza che il social network ha assunto nell'influenzare le scelte politiche delle persone e l'incapacità che esso stesso ha di gestire tanto potere a causa delle mancanza di risorse messe a lavorare su questo fenomeno.

«Ho preso un'infinità di decisioni, dall'Iraq all'Indonesia, dall'Italia a El Salvador. Singolarmente, in ogni caso l'impatto era piccolo; ma il mondo è molto grande».

Il punto, quindi, è che l'immagine di professionalità e di attenzione che Facebook vuole proiettare non corrisponde esattamente alla realtà: se così fosse, a Sophie Zhang sarebbero state affiancate altre persone in ruoli decisionali.

In altre parole, al di là dell'esaurimento che ciò ha causato nell'analista, per gli utenti comune tutto si risolve in un'indicazione precisa e forse già persino ovvia: qualunque sia l'argomento, solo perché tanta gente ripete via Facebook una medesima opinione, non è detto che essa sia vera od onesta.

Anzi, se riguarda un tema politico o comunque "caldo", ci sono ottime probabilità che sia stata fomentata di proposito con fini tutt'altro che trasparenti, e Facebook farà ben poco per impedire che si diffonda.

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 17)

FaceBook crea dipendenza in modo analogo ai i produttori di sigarette. La testimonianza di un ex direttore https://rumble.com/vbybtf-16-12-2020-perch-facebook-un-tuo-nemico-aggiornato-mn-49.html La testimonianza dal min. 28 ... Leggi tutto
17-12-2020 21:31

Mi fa piacere che ci sia ancora qualcuno che la pensa come me.... Leggi tutto
22-11-2020 17:28

Esatto! Ad oggi l'unica possibilità che abbiamo è chiudere i social, ripensare ad un modo equo ed efficace per regolamentarli, istituire le autorities per farlo e a quel punto, forse, riaprirli... Leggi tutto
22-11-2020 17:27

Ottima idea... del resto perché pensi che che certi personaggi ce l'abbiano tanto con l'Europa in tutte le sue manifestazioni normative? E perché proprio sui social detti personaggi imperversino tra una "bestia" e una fake? Già li sento tuonare contro i "professoroni e i burocrati europei che ci vogliono togliere anche... Leggi tutto
26-9-2020 16:58

Ed allora chiudiamo i social, ne guadagneremo tutti, d'altronde hanno fatto più danni che altro. Sono uno strumento troppo potente per lasciarlo nelle mani di pochi delinquenti. Leggi tutto
23-9-2020 10:18

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