Anche a emergenza rientrata, continuare a lavorare da casa si può, ma la paga diminuisce.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-08-2021]
Uno dei cambiamenti che le misure messe in campo da oltre un anno a questa parte hanno introdotto nel modo di vivere e lavorare è la diffusione del telelavoro (spesso impropriamente chiamato smart working).
Chi ha potuto farlo ha spinto i propri dipendenti a lavorare da casa nel periodo più caldo dell'emergenza e anche adesso che il ritorno in ufficio si sta concretizzando alcune realtà stanno valutando l'ipotesi di mantenere attivo il telelavoro, almeno per una parte del personale.
In certi casi la scelta è lasciata al dipendente: questi può liberametne decidere se continuare a lavorare da casa oppure se rientrare; le due possibilità, però, non sono equivalenti.
Nel caso di Google, per esempio, decidere di proseguire nel lavoro da remoto significa anche accettare un non indifferente taglio dello stipendio.
A rivelarlo è l'agenzia Reuters, la quale ha individuato uno strumento messo a disposizione da Google stessa ai propri dipendenti affinché possano decidere coscientemente quale luogo di lavoro preferire in base alle conseguenze che ciò comporta: consiste infatti in una sorta di calcolatrice che consente di sapere di quanto la paga sarà decurtata se sarà preferito il telelavoro.
Bisogna riconoscere che Google non è l'unica azienda a voler ridurre i compensi dei dipendenti che non vanno più in ufficio: anche Facebook e Twitter, per esempio, hanno deciso di pagare meno quanti, non dovendo più vivere vicino alle sedi per ridurre al minimo i tempi dello spostamento quotidiano, hanno traslocato in zone in cui la vita è meno cara.
Google è però un caso particolare in quanto ha approntato la calcolatrice di cui parlavamo poc'anzi, il cui funzionamento è, di base, piuttosto semplice: più lontano il dipendente abita, più la paga sarà decurtata se questi opta per il telelavoro.
Il ragionamento alla base di questa impostazione è che le spese per gli spostamenti, quando si lavora da casa, vengono meno. E, poiché gli stipendi pagati da Google «sono sempre stati stabiliti in base alla posizione» (ossia hanno sempre tenuto in conto la lontananza dalla sede), come ha specificato il gigante stesso per bocca di un portavoce, ecco che l'azienda si sente giustificata nell'introdurre le riduzioni.
Le testimonianze raccolte parlano di dipendenti che devono valutare se accettare una riduzione del 10% in cambio dell'eliminazione di uno spostamento quotidiano di un paio d'ore (l'impiegato in questione ha rifiutato, preferendo continuare a fare il pendolare ma mantenere lo stipendio pieno) o anche del 15%.
Ad altri, che vivono più vicini al luogo di lavoro, è stata invece proposta una riduzione del 5%; nel caso poi di impiegati che, scegliendo il telelavoro, possono andare a vivere lontano dalla costosa area di San Francisco, invece, il taglio arriva anche al 25%.
«Ciò che è chiaro» - commenta Jake Rosenfeld, professore di sociologia alla Washington University di St. Louis - «è che Google non è obbligata a farlo. Finora li ha pagati, per definizione, il 100% dello stipendio. Quindi non è che non si possa permettere di pagare i dipendenti che scelgono di lavorare da casa tanto quanto li pagava prima».
Gli unici che possono lavorare da case senza temere un taglio dello stipendio sono quanti non lasciano la città in cui si trovano gli uffici: i dipendenti di New York, per esempio, se continuano a vivere lì continuano anche a ricevere la medesima paga.
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