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LUGANOSocietà ticinese accusata di frode per 57 milioni

04.03.12 - 10:56
La ditta avrebbe importato prodotti per un valore di oltre 262 milioni di euro, aggirando le norme internazionali per il pagamento dell'imposta sul valore aggiunto
keystone (archivio)
Società ticinese accusata di frode per 57 milioni
La ditta avrebbe importato prodotti per un valore di oltre 262 milioni di euro, aggirando le norme internazionali per il pagamento dell'imposta sul valore aggiunto

LUGANO - L'accusa è la seguente, una ditta luganese avrebbe "importato prodotti per un valore di oltre 262 milioni di euro, aggirando le norme internazionali per il pagamento dell'imposta sul valore aggiunto".

È quanto si legge questa mattina sulla prima pagina de "il Caffé". Secondo l'accusa ciò sarebbe stato possibile mediante la rivendita immediata dei prodotti in Paesi diversi, cercando così di far perdere le tracce. Il gioco però sarebbe stato scoperto dalla Germania che ha chiesto assistenza giudiziaria, accordata da Berna. E un'inchiesta, come spiegano all'Amministrazione delle Dogane, sarebbe ancora in corso.

La truffa sarebbe quindi valsa oltre 48 milioni di euro, circa 57 milioni di franchi. Al centro dell'inchiesta del Procuratore generale di Mannheim, nel Baden-Württemberg, ci sarebbe appunto la società di Lugano, specializzata nel commercio di prodotti elettronici. Il meccanismo è quello classico della "truffa carosello", ovvero un traffico commerciale con rapide triangolazioni tra più Paesi eludendo nella compravendita il pagamento dell'Iva. Modello che è valso l'iscrizione della Svizzera nelle "black list" italiane. La merce tra l'altro veniva poi venduto all'interno di una catena commerciale a prezzi che solitamente includevano l'Iva sottratta in precedenza.

Le indagini in Germania hanno messo a fuoco alcuni particolari dell'operazione: nel periodo tra marzo 2006 e marzo 2007, la ditta Motorola GmbH, con sede in Germania, ha esportato dei cellulari in Svizzera e tra i destinatari vi è anche la società di Lugano. Ma la fatturazione è stata fatta, almeno in parte, a una società di Morbio Inferiore. Quest'ultima, prima dell'importazione in Svizzera, ha rivenduto i cellulari alla società Luganese. I successivi trasporti della merce erano però destinati a terzi , presso la sede dell'aeroporto di Zurigo, dove la merce prendeva il volo per altri Paesi.
 

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