Vai ai contenuti
vai cancel

NEW YORK

L'arte del videogame entra al MoMA
Il museo ha acquisito i primi 14 titoli

Da Pac-Man e Tetris a Canabalt, passando per SimCity
«È solo l'inizio, la collezione crescerà nei prossimi anni»

NEW YORK

L'arte del videogame entra al MoMA
Il museo ha acquisito i primi 14 titoli

Da Pac-Man e Tetris a Canabalt, passando per SimCity
«È solo l'inizio, la collezione crescerà nei prossimi anni»

Sim City 2000 (1994)Sim City 2000 (1994)
L'arte del videogioco. Sì, arte. Adesso si può controbattere con più vigore a chi sostiene che i videogame siano solo una perdita di tempo per adolescenti che se la cavano male con il pallone. A dare autorevolezza alla pratica, infatti, è il principale museo di arte contemporanea del mondo: il MoMA di New York ha acquisito una selezione di 14 videogiochi, inizio di una collezione che vede già una quarantina di titoli, oggi nella lista dei desideri, da acquistare nei prossimi anni. Il progetto - spiegano dal Museum of Modern Art - crescerà ancora in futuro. I primi 14 videogame, che saranno installati nelle Philip Johnson Galleries del MoMA a marzo 2013, sono: Pac-Man (1980), Tetris (1984), Another World (1991), Myst (1993), SimCity 2000 (1994), vib-ribbon (1999), The Sims (2000), Katamari Damacy (2004), EVE Online (2003), Dwarf Fortress (2006), Portal (2007), flOw (2006), Passage (2008), Canabalt (2009).

Myst (1993)Myst (1993)
ARTE - Molti posti erano occupati: dal cinema, la settima arte, al fumetto, la nona. E così al videogioco non è rimasto che il titolo di decima arte, come spesso è stato definito. Ma i videogiochi sono arte? «Certamente lo sono - scrive Paola Antonelli, curatrice senior del dipartimento di Architettura e Design del MoMA sul sito del museo -. Ma sono anche design. E un approccio riferito al design è proprio quello che noi abbiamo scelto per questa nuova incursione in questo universo». In particolare è stato preso in considerazione il design «dell'interazione»: «I nostri criteri hanno dato importanza non solo alla qualità visiva e all'esperienza estetica di ciascun gioco, ma anche a molti altri aspetti, dall'eleganza del codice al design del comportamento del giocatore, che appartengono al design dell'interazione». Sono quattro i criteri: comportamento (scenari, ruoli, stimoli e narrazione); estetica (che considera l'età tecnologica, quindi riconosce l'eleganza e la grazia pixelata dei primi giochi); spazio (che può portare esperienze oltre la gravità, come ubiquità e teletrasporto) e tempo (come questa dimensione è espressa dal gioco).

GLI ALTRI TITOLI - Nei prossimi anni il museo conta di allargare la collezione, completando la lista dei primi quaranta titoli con: Spacewar! (1962), giochi assortiti per la console Magnavox Odyssey (1972), Pong (1972), Snake (la versione originale è dei Settanta, la Nokia lo ripropose per telefono nel 1997), Space Invaders (1978), Asteroids (1979), Zork (1979), Tempest (1981), Donkey Kong (1981), Yars’ Revenge (1982), M.U.L.E. (1983), Core War (1984), Marble Madness (1984), Super Mario Bros. (1985), The Legend of Zelda (1986), NetHack (1987), Street Fighter II (1991), Chrono Trigger (1995), Super Mario 64 (1996), Grim Fandango (1998), Animal Crossing (2001) e Minecraft (2011).

LA COLLEZIONE - Il museo conserverà, studierà e metterà in mostra i videogiochi come parte della sua collezione di Architettura e Design. Provando a recuperare il formato originale - anche se comporta l'uso di cartucce, dischi e dischetti - e l'hardware del tempo. E cercando dove possibile di rendere la fruizione interattiva: se la durata del videogame è breve si potrà giocare interamente, ma se il gioco è troppo lungo e complesso sarà disponibile una demo.

(modifica il 3 dicembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIÙletti di TECNOLOGIA