Il dentifricio fa venire il cancro con l'SLS!

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Indagine iniziale: gennaio 2002. Ultimo aggiornamento: 3/5/2007.

Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:

Elenco delle indagini - Pagina iniziale del sito

English abstract (il resto รจ in italiano)

An e-mail appeal claims that many shampoos and toothpastes contain a substance known as SLS or sodium laureth sulfate (true). The appeal also claims that this substance causes cancer and that shampoo and toothpaste makers are aware of this terrible danger and couldn't care less, because they need SLS to make their products nice and foamy (false). This story has been debunked fully by Snopes.com.

The appeal is sometimes "signed" at the bottom by various medical authorities. However, these "signatures" are not endorsements of the appeal; rather, they got appended to the text because someone (not a medical expert, but an ordinary employee of a hospital or the like) received the appeal and simply forwarded it, without checking, from his or her workplace.

Il testo della catena di sant'Antonio

Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il senso è grosso modo questo:

Vi mando in allegato un' e-mail che mi è giunta stamattina.
L' ha spedita un amico di un mio collega.
Si tratta della segnalazione da parte di un'impiegata presso l' ASL di Bergamo della presunta pericolosità di un ingrediente che si trova negli shampoo e dentifrici più usati.


Se fosse vero, ciò sarebbe davvero preoccupante.

Subject: PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI LEGGERE E MEDITARE !

QUESTA E- MAIL MI E' ARRIVATA DA UNA MIA AMICA CHE LAVORA ALL'OSPEDALE DI BERGAMO

Ciao,

fai molta attenzione alla mail che mi è arrivata.....

Controlla gli ingredienti sulle bottiglie di shampoo e controlla se contengono una sostanza chiamata SODIUM LAURETH (o lauryl) SULFATE, o semplicemente SLS.

Questa sostanza si trova nella maggior parte degli shampoo, e i produttori la usano perche' fa molta schiuma ed e' economica.

Ma il fatto e' che l'SLS si usa per strofinare i pavimenti dei garage ed e' molto forte.

E' anche provato che puo' provocare il cancro a lungo andare, e questo non e' uno scherzo. Livello di cancerosita e' pari a quello del benzene.

Il VO5, Palmolive, Paul Mitchel, il nuovo shampoo della Hemp contengono questa sostanza. Allora ho chiamato una ditta e gli ho detto che il loro prodotto contiene una sostanza che fara' venire il cancro.

Hanno risposto:"Si , lo sappiamo, ma non possiamo farci niente perche' abbiamo bisogno di quella sostanza per produrre la schiuma."

Anche il dentifricio Colgate contiene quella sostanza per produrre le bolle.

Dicono che mi manderanno delle informazioni. La ricerca ha dimostrato che negli anni'80 le probabilita' di prendere il cancro erano 1 su 800 e ora, negli anni '90, sono 1 su 3, e ci F2 e' molto preoccupante.

Cosi' spero che prendiate questa lettera sul serio e la passiate a tutti quelli che conoscete, nella speranza di impedire di provocarci il cancro..

La cosa e' seria, dopo che avete letto questa lettera cercate di informare tutti quelli che potete.

Contengono quella sostanza:

Shampoo dell'Antica Erboristeria
Bagnoschiuma Bionsen
Bagnoschiuma Nivea
Collutorio L'Angelica
Shampoo Clear
Shampoo Garnier
Shampoo L'Oreal
Dentifricio Macleens Extrafresh
Dentifricio Oral-B Sensitive Fluoride
Dentifricio AZ verde protezione carie
Shampoo OSMOSE e BIOPOINT
Non so quelli dell'Erbolario, con l'occasione ho scoperto che non hanno gli ingredienti sulla confezione.


SE HAI ANCORA DUBBI LEGGI "SALUTE" IL SETTIMANALE DI REPUBBLICA SULLA SALUTE DEL 9 NOVEMBRE 2000. ALLA PAG 40-41 (riquadro verde in alto al centro) TROVERAI UN ARTICOLO CHE PARLA PROPRIO DI QUESTA SOSTANZA.

CONCLUSIONE: NESSUNO NEGA LA PRESENZA DI TALE SOSTANZA, MA LAGIUSTIFICANO; ANZI, PER MOTIVI PURAMENTE ECONOMICI, DICONO CHE LE BASSE DOSI SAREBBERO ININFLUENTI, MA UNA BASSA DOSE CON LA DOCCIA,UNA PERLAVARE I DENTI , UNA PER LAVARE I CAPELLI ..... A LUNGO ANDARE QUANTO FA?

E SE COLORO CHE GIUSTIFICANO L'UTILIZZO DI TALE SOSTANZA INVECE DI PENSARE ALLA SALUTE DEI CONSUMATORI PENSASSERO SOLO A NON FARE ANDARE IN ROVINA LE MULTINAZIONALI?

Una delle varianti cita anche un indirizzo di un "Istituto Europeo di Oncologia, via Ripamonti 435, 20141 Milano, tel. +39-02-57489205, fax +39-02-57489872, e-mail: lucia.zigliani@ieo.it". Un'altra, invece, è "firmata" dall'Ambasciata USA di Roma.

Inquietante, vero? E oltretutto apparentemente ben documentata: cita istituti, indirizzi, riviste e nomi di persone a cui chiedere conferme. Ma nonostante tutto, è una bufala.

Perché è una bufala

Come spesso accade, l'impagabile sito Snopes.com, la "Bibbia" delle leggende metropolitane. chiarisce bene i termini della faccenda: trovate tutti i dettagli in inglese presso questa sua pagina, ma ve li riassumo qui in italiano, con qualche mia aggiunta personale sulle tecniche usate per smascherare la bufala.

Insomma, questo appello è un classico esempio di quello che ora si chiama "marketing virale", ossia quella tecnica pubblicitaria in cui si induce il consumatore stesso a diffondere intenzionalmente il messaggio pubblicitario. Il bello è che il consumatore lo diffonde credendo di fare una cosa buona e giusta, e di fregare le schifose multinazionali schiaviste e capitaliste, quando in realtà invece di farsi spennare da un'azienda non fa altro che farsi spennare da un'altra uguale che si è inventata la storia dei prodotti "naturali".

Per carità, questo non vuol certo dire che secondo me tutto quello che fa l'industria è bene e quello che fanno gli ecologisti è male. Vuol dire soltanto che dobbiamo imparare a diffidare degli uni e degli altri e a verificare sempre e comunque le loro affermazioni, anche quando fanno appello al nostro rispetto per l'ambiente. Ne va, in fin dei conti, della nostra salute.

E con questo, amici, anche questo caso del vostro Detective Antibufala è chiuso. Alla prossima indagine!

Appendice 1: origini, meccanismi e smentite

Stefano Bagnasco, del gruppo CICAP Piemonte, mi ha spedito questo messaggio datato gennaio 2002, che offre varie informazioni supplementari. Le evidenziazioni in grassetto sono mie e le parole fra parentesi quadre sono miei commenti.

Si tratta di un messaggio [sta parlando dell'appello] originato negli Stati Uniti intorno al 1998 e che circola da allora in varie forme, in almeno quattro lingue; si diffonde con lo stesso meccanismo (e per ragioni analoghe) delle leggende metropolitane. Chiaramente, questo non implica automaticamente che il contenuto sia falso; in questo caso specifico, tuttavia, lo è. Prima di entrare nel merito dei contenuti, qualche aspetto comune a voci di questo genere.

L'indizio più forte di tutti è proprio il tipo di messaggio, cioè un avvertimento, proprio dello "Xerox-lore", cioè dei testi che, di fotocopia in fotocopia, vengono diffusi per avvertire di un possibile pericolo; con l'avvento del Web, la fotocopiatrice è stata sostituita dalla posta elettronica. I due più celebri sono quello sugli additivi alimentari (completamente falso), quello sui "tatuaggi" o sulle "figurine" all'LSD (basata su elementi reali, ma completamente travisati) che hanno circolato a lungo negli anni '70 e '80 [3]. Si differenziano dalle "leggende urbane" propriamente dette in quanto non hanno struttura narrativa, anche se la ragione della diffusione è analoga a quella delle leggende dette "cautionary tales", cioè avvertire di un "supposto" pericolo; il fatto che sia la paura, in generale, a muovere questa forma di comunicazione è, ovviamente, testimoniato dalla rarità di voci "positive" [4]. Il messaggio, una volta originato non si sa da chi e non si sa come, si propaga poi perché "la rumeur est une nouvelle" [5], importante e da cui può dipendere la salute.

Il messaggio contiene un rinvio ad autorità di qualche genere: il supplemento Salute di Repubblica, in questo caso, ma l'anno scorso era un numero verde di un ospedale americano, che tuttavia dichiarava di non saperne nulla. La prima versione era "benedetta" da una dottoressa Michelle Hailey della University of Pennsylvania la quale, manco a dirlo, non ne sapeva nulla.

Cita poi qualche dato numerico per dare una parvenza di rigore (tra l'altro, una versione che sta circolando in francese riporta 1 su 8000 invece di uno su 800, ad esempio) L'apparente ricchezza di dettagli (in special modo quantitativi o, almeno apparentemente, verificabili come i nomi e indirizzi di poco sopra) fornisce credibilità al testo [1].

Gli errori (più spesso di ortografia nei testi in inglese, di sintassi o di logica in quelli in italiano) mostrano come "la precisione apparente del testo si accompagna ad una certa incomprensione degli elementi, l'essenziale essendo il messaggio nella sua globalità, la sua credibilità e la necessità di diffonderlo" [2].

Fa un elenco di prodotti che lo contengono, citandone misteriosamente alcuni e non altri (praticamente qualunque shampoo o sapone liquido ne contiene). Ricordate, all'epoca dello "Xerox-lore", l'ormai celebre volantino fotocopiato "dell'Ospedale Villejuif di Parigi" sugli additivi alimentari? Riportava, nella versione in italiano anche se non in quella francese, un elenco del genere (e notate il rinvio all'autorità!) Anche qui, l'intento di chi racconta è fornire autorevolezza al testo.

Il contenuto conferma alcuni modelli mentali (anche qui, non necessariamente ingiustificati!) di chi legge: il sospetto nei confronti delle sostanza chimiche che non si conoscono, l'idea della grande industria che "complotta" incurante della salute dei consumatori. Un messaggio può circolare più facilmente se suscita forti "assonanze cognitive", come quando supporta i preconcetti di chi lo trasmette.

Come scrivevo sopra, una voce che si propaga in questo modo non è necessariamente falsa; l'appello per la ragazza nigeriana che circola in questi giorni ha molte delle caratteristiche di una leggenda metropolitana (anche se di tipo differente), ma è tristemente vera. Bisognerà vedere se sarà ancora in giro tra qualche mese o anno, a faccenda conclusa; come quello per le cartoline al bambino malato terminale. Circola ancora anni dopo il raggiungimento del record auspicato con più di cento milioni di cartoline, l'operazione e la guarigione di Craig Shergold (oggi ha, se non sbaglio, ventidue anni) e numerosi appelli da parte della Royal Mail per far cessare la pioggia di cartoline...

Il Sodio Laurilsolfato (SLS) ed il Sodio Lauriletere Solfato (SLES, sono due sostanze differenti) sono effettivamente usati in praticamente tutti i detergenti, per uso personale o meno, in commercio; e sono effettivamente irritanti (come, peraltro, la capsicina del peperoncino che fa così bene). In più, SLS è leggermente purgativo. Ma questi sono i soli rischi (noti) per la salute: almeno tre differenti agenzie (OSHA, che si occupa della sicurezza nel lavoro, il National Toxicology Program NTP e l'International Agency for Research on Cancer IARC) non hanno classificato SLS o SLES nè nella categoria dei cancerogeni noti né in quella dei "ragionevolmente probabili" (anche se questo non vuol certo dire che nelle liste non ci possano andare a finire in futuro).

La classificazione nella stessa categoria del benzene, semplicemente, non esiste [6]. Ho letto anche che è stato classificato nella categoria dei "probabilmente NON cancerogeni", ma non sono ancora riuscito a trovare la fonte originale; le indagini proseguono. Questo non significa "non sono cancerogeni se a basso dosaggio"; significa "non sono cancerogeni" punto e basta. Al massimo, una irritazione ripetuta e continuativa può provocare alcune forme di cancro, ma a questo punto e' cancerogeno anche l'elastico delle mutande.

A quanto sostiene Barbara Mikkelson, una possibile origine del messaggio è un caso degli anni '70, in cui alcune partite di shampoo furono contaminate da nitrosamine (che sono, queste sì, cancerogene), provenienti proprio da un laurilsolfato differente, che da allora non è più usato. [7]

Ciò non significa che si possa bere allegramente un bicchierino di SLS puro tutte le sere prima di andare a dormire, né che future ricerche possano scoprire qualche effetto, ma certo l'allarme suscitato dal messaggio non è giustificato. A meno che non siate produttori di shampoo "naturali", "olistici" o "ayurvedici", i cui siti web riportano quasi sempre il testo...

[1] J. H. Brunvand, "The Vanishing Hitchhiker. American urban legends and their meaning." New York: Norton (1981) Pagg. 95 e seguenti.

[2] V. Campion-Vincent, J. B. Renard, "Légendes urbaines. Rumeurs d'aujourd'hui." Paris: Payot (1992).Pag. 197.

[3] C. Bermani, "Il bambino è servito. Leggende metropolitane in Italia." Bari: Dedalo (1991)

[4] S. Casillo, "Le false voci sui prodotti e i marchi industriali." Napoli: Liguori (1996) Pagg. 37 e seguenti.

[5] J.-N. Kapferer, "Rumeurs: le plus vieux média du monde." Paris: Seuil (1987) Pagg. 56 e 60.

[6] Ad esempio: National Toxicology Program, "Report on Carcinogens, 9th edition" Washington: EHIS (2000).

[7] B. Mikkelson, http://www.snopes.com/toxins/shampoo.htm

Appendice 2: smentite della Lever Fabergé e dell'Ambasciata USA di Roma

Un altro lettore (perrins87) ha telefonato al numero verde dello shampoo Clear e ha chiesto notizie su questo appello. L'azienda ha risposto di essere al corrente della bufala e si è offerta di mandargli una smentita scritta, che fra l'altro include una lettera dell'Ambasciata USA che nega ogni coinvolgimento e spiega come è nata la variante "certificata USA" di quest'appello: una dipendente dell'ambasciata, infatti, ha ricevuto la bufala e l'ha prontamente spedita ai propri amici, che a loro volta l'hanno ridiffusa, e così via. Il guaio è che la dipendente ha spedito la bufala dal computer d'ufficio in ambasciata, per cui l'appello adesso circola con questa apparente autorevole conferma.

Ecco le scansioni delle lettere inviatemi cortesemente dal lettore. Il suo indirizzo è stato oscurato digitalmente per rispetto della Netiquette.

smentita Lever Faberge

comunicato Unipro

comunicato Unipro

comunicato Unipro

comunicato ambasciata USA

comunicato Unipro

Appendice 3: indagini e smentite della Rai

La trasmissione Beha a colori di Radiouno del 15 febbraio 2002 ha indagato su questa bufala (intervistando anche il sottoscritto; la registrazione della prima parte del programma è disponibile presso gli archivi Rai). Ecco in sintesi i risultati:

Commenti, critiche o segnalazioni?

Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!