Simian virus 40

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Simian virus 40
Virione di SV40
Classificazione dei virus
Dominio Acytota
Gruppo Gruppo I (virus a dsDNA)
Famiglia Polyomaviridae
Genere Polyomavirus
Specie Simian virus 40

Il virus vacuolizzante della scimmia, abbreviato SV40 (dall'inglese Simian virus 40), è un polyomavirus trovato sia nelle scimmie che negli esseri umani. Come altri virus appartenenti alla famiglia dei polyomavirus, anche SV40 ha il potenziale di causare tumori, ma spesso persiste come un'infezione latente. Per questo motivo è classificato come oncovirus.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

SV40 fu descritto per la prima volta nel 1960 da Ben Sweet e Maurice Hilleman, quando scoprirono che circa il 10% dei vaccini contro la poliomielite negli USA erano contaminati da questo virus.[1] Nel 1962, Bernice Eddy descrisse la funzione oncogenica di SV40 che induceva sarcomi ed ependimomi in criceti inoculati con cellule renali di Macaca mulatta infettate da SV40.[2]

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il virione di SV40 è costituito da un capside a simmetria icosaedrica di 45 nm di diametro, senza pericapside, in cui è contenuto il genoma. Quest'ultimo consiste in una molecola di DNA circolare lunga 5,2 kb[3] (nello specifico dsDNA, cioè DNA a doppio filamento, dall'inglese double stranded DNA),[4] superavvolta ed associata ad istoni a formare 24 nucleosomi.

Ciclo vitale[modifica | modifica wikitesto]

Infezione[modifica | modifica wikitesto]

Il virione si lega alle proteine MHC di prima classe grazie alla glicoproteina VP1. La penetrazione nella cellula dell'ospite avviene mediante endocitosi mediata da recettori, il virus quindi penetra la membrana cellulare dell'ospite attraverso una vescicola ricoperta di caveolina. Una volta avvenuto il processo di uncoating (spoliazione) avviene la traslocazione nel nucleo, dove inizia la trascrizione dei geni virali precoci ad opera della RNA polimerasi II della cellula ospite.

Trascrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il promotore contiene tre elementi:

  1. La TATA box, che è il sito di inizio della trascrizione, è localizzata approssimativamente 20 bp a monte dal sito di inizio della trascrizione.
  2. Sequenze ripetute di 21 bp, che contengono 6 box di GC (GCGC...) questi siti determineranno la direzione della trascrizione.
  3. Sequenze ripetute di 72 bp, che sono enhancers e rafforzano l'efficienza della sintesi di RNA.

La trascrizione produce un mRNA che, subendo splicing alternativo, produce due antigeni (T-Ag e t-Ag).

Oncogenesi e moltiplicazione virale[modifica | modifica wikitesto]

T-Ag si lega alla proteina pRb attivando la sintesi del DNA dell'ospite e la sua replicazione; si stabilisce un'interazione anche con la proteina p53 inducendo il blocco dell'apoptosi quindi la cellula ospite sarà così immortalizzata. Successivamente si lega a Ori per dare inizio alla replicazione virale. Vengono poi trascritti i geni tardivi: nel citoplasma, gli mRNA sottoposti a un processo di splicing alternativo codificheranno per le proteine del capside VP1, VP2 e VP3. A questo punto avviene l'assemblaggio del virione e il suo rilascio che provocherà la lisi della cellula permissiva infettata. Nelle cellule non permissive il DNA verrà integrato nel genoma nelle cellule ospiti, che perderanno il controllo della crescita, diventando tumorali.

Ruolo nell'insorgenza di patologie nell'uomo[modifica | modifica wikitesto]

L'ipotesi che SV40 possa causare il cancro negli esseri umani è stata un'area di ricerca particolarmente controversa.[5] Al momento non è chiaro se SV40 abbia un ruolo nel causare tumori.[6] A causa di queste incertezze, l'opinione accademica rimane divisa, con alcuni scienziati che sostengono che questa ipotesi non è supportata dai dati[7] e altri che sostengono che alcuni tumori potrebbero coinvolgere SV40.[8][9]

I meccanismi molecolari con cui il virus riproduce ed altera la funzione delle cellule era precedentemente sconosciuto e la ricerca su SV40 ha aiutato notevolmente i biologi a comprendere l'espressione genica e la regolazione dello sviluppo delle cellule. Vari metodi sono stati usati per rilevare SV40 in una varietà di tumori umani, anche se rimane poco chiaro quale sia il ruolo effettivo di SV40.[senza fonte]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sweet BH, Hilleman MR, The vacuolating virus, S.V. 40, in Proc. Soc. Exp. Biol. Med., vol. 105, novembre 1960, pp. 420–427, PMID 13774265.
  2. ^ (EN) Bernice E. Eddy, Gerald S. Borman e George E. Grubbs, Identification of the oncogenic substance in rhesus monkey kidney cell cultures as simian virus 40, in Virology, vol. 17, n. 1, 1º maggio 1962, pp. 65–75, DOI:10.1016/0042-6822(62)90082-X.
  3. ^ (EN) Gregory A. Sowd e Ellen Fanning, A Wolf in Sheep's Clothing: SV40 Co-opts Host Genome Maintenance Proteins to Replicate Viral DNA, in PLOS Pathogens, vol. 8, n. 11, 8 novembre 2012, pp. e1002994, DOI:10.1371/journal.ppat.1002994.
  4. ^ (EN) Ellen Fanning e Kun Zhao, SV40 DNA replication: From the A gene to a nanomachine, in Virology, vol. 384, n. 2, 20 febbraio 2009, pp. 352–359, DOI:10.1016/j.virol.2008.11.038.
  5. ^ Danielle L. Poulin e James A. DeCaprio, Is There a Role for SV40 in Human Cancer?, in Journal of Clinical Oncology, vol. 24, n. 26, 10 settembre 2006, pp. 4356–4365, DOI:10.1200/JCO.2005.03.7101.
  6. ^ (EN) D. B. Lowe, M. H. Shearer e C. A. Jumper, SV40 association with human malignancies and mechanisms of tumor immunity by large tumor antigen, in Cellular and Molecular Life Sciences, vol. 64, n. 7, 26 gennaio 2007, pp. 803, DOI:10.1007/s00018-007-6414-6.
  7. ^ (EN) Keerti V. Shah, SV40 and human cancer: A review of recent data, in International Journal of Cancer, vol. 120, n. 2, 2007, pp. 215–223, DOI:10.1002/ijc.22425.
  8. ^ (EN) U. Moens, M. Van Ghelue e M. Johannessen, Oncogenic potentials of the human polyomavirus regulatory proteins, in Cellular and Molecular Life Sciences, vol. 64, n. 13, 1º luglio 2007, pp. 1656–1678, DOI:10.1007/s00018-007-7020-3.
  9. ^ (EN) Giuseppe Barbanti-Brodano, Silvia Sabbioni e Fernanda Martini, Simian virus 40 infection in humans and association with human diseases: results and hypotheses, in Virology, vol. 318, n. 1, 5 gennaio 2004, pp. 1–9, DOI:10.1016/j.virol.2003.09.004.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alan J. Cann, Elementi di virologia molecolare.
  • (EN) Principles of Virology (2000).
  • Brock, Biologia dei Microrganismi.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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