Al Jazeera

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Al Jazeera
Logo dell'emittente
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Logo di Al Jazeera
StatoBandiera del Qatar Qatar
Linguaarabo, inglese
TipoAll-news
Targettutti
VersioniAl Jazeera SDTV
(data di lancio: 1º novembre 1996)
Al Jazeera Intl SDTV
(data di lancio: 15 novembre 2006)
GruppoAl Jazeera Media Network
EditoreTamim bin Hamad Al Thani
DirettoreMostefa Souag[1]
Sitowww.aljazeera.net
Diffusione
Satellite
Tivùsat
Hot Bird 13D
13° Est
Al Jazeera English HD (DVB-S - FTA)
11137.00 H - 27500 - 3/4
Canale 71 HD

Hot Bird 13B
13° Est
Al Jazeera (DVB-S - FTA)
12111.00 V - 27500 - 3/4
Canale 77 LCN Standard
Canale 177 EasyHD

Hot Bird 13D
13° Est
Al Jazeera HD (DVB-S2 - FTA)
12576.00 H - 27500 - 3/4
Canale 77 EasyHD
Canale 177 LCN Standard
Sky Italia
Hot Bird 13D
13° Est
Al Jazeera English HD (DVB-S - FTV)
11642.00 H - 27500 - 3/4
Canale 532 HD


Al Jazeera HD (DVB-S2 - FTA)
12576.00 H - 27500 - 3/4
Canale 560 HD
IPTV
Eir Vision Canale 514 (Digitale - )

Al Jazeera (in arabo الجزيرة?, al-Ǧazīra, nome che significa la penisola[2]) è una rete televisiva satellitare con sede in Qatar, talvolta menzionata come Al Jazira.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La nascita di Al Jazeera è dovuta alla volontà di Hamad bin Khalifa al-Thani, emiro del Qatar, di trasformare il suo paese nel centro culturale della regione, ritenuto l'unico metodo per il piccolo e storicamente irrilevante Qatar di assumere maggiore importanza nel panorama politico mediorientale.[3]

Il progetto originale prevedeva che l'emittente, nata grazie agli ingenti finanziamenti dell'emiro, avrebbe dovuto in seguito sostentarsi esclusivamente con gli introiti privati derivanti dalla pubblicità, ma tale indipendenza finanziaria non è mai stata raggiunta in quanto le concessionarie della pubblicità dell'area erano e sono tuttora monopolizzate dall'Arabia Saudita, il cui governo è fortemente ostile ad Al Jazeera. Infatti, l'intenzione dell'emiro al Thani di creare una emittente "libera" ha dato ad Al Jazeera una forte connotazione di media indipendente, e sin dagli inizi i giornalisti che vi lavorano perseguono la ricerca di scoop e hot news (prestando a volte il fianco ad accuse di sensazionalismo).[senza fonte] Proprio per questa sua peculiarità, Al Jazeera ha riscosso un immediato successo tra gli spettatori di tutti i paesi di lingua araba, che per la prima volta potevano avere accesso ad una informazione televisiva non censurata.

Al Jazeera si è imposta come principale emittente in lingua araba in occasione dell'Operazione Desert Fox del 1998 contro l'Iraq ed ha riconfermato la propria leadership nel 2000 con la copertura completa della seconda intifada.

Nel 2001 la sede afghana di Kabul, l'unica emittente rimasta nel Paese in guerra, venne distrutta da un missile Cruise statunitense.

Il 7 aprile 2003 un jet statunitense distrusse con un missile la sede di Baghdad, uccidendo il reporter e ferendo gravemente il collega, sebbene il Pentagono avesse garantito qualche mese prima che non sarebbe stata oggetto di attacchi[4].

Tutta la storia di Al Jazeera è costellata di tentativi da parte dei regimi arabi[5] di ostacolarne e reprimerne l'attività tramite l'allontanamento dei giornalisti e la chiusura degli uffici di corrispondenza[6]; clamorosa è stata, il 27 gennaio 1999, la decisione del governo algerino di imporre un black out alle principali città del paese per impedire la visione di Al Jazeera, il cui palinsesto di quel giorno prevedeva appunto un dibattito sulla presunta e televisivamente costruita[7] guerra civile in Algeria con la presenza in studio di un diplomatico dissidente.

Tuttavia, questi tentativi non sono riusciti ad arginare la popolarità dell'emittente, tanto che nel 2003 investitori governativi di molti paesi arabi hanno dato vita ad una nuova tv satellitare, Al Arabiya, con lo scopo dichiarato di sottrarre pubblico ad Al Jazeera combattendola ad armi pari, cioè imitandone i format e l'impostazione occidentale, ma con contenuti meno critici nei confronti dei governi della regione mediorientale.

Il 15 maggio 2021 la sede di Al Jazeera a Gaza è stata bombardata dalle forze israeliane durante il conflitto israelo-palestinese. I dipendenti sono stati evacuati prima del bombardamento.

Contenuti in Creative Commons[modifica | modifica wikitesto]

Per la sua diffusione linguistica, è un'emittente che copre un ampio spazio, che va dall'Africa araba, alla penisola arabica, fino all'Indonesia.

L'organizzazione è molto semplice, seppure rispettando dei canoni ben definiti. Le edizioni principali dei telegiornali, trasmesse in un ampio studio con bancone convesso, sono affidate ad uno staff di giornalisti composto sia da uomini che da donne.

Le edizioni della mattina si svolgono in uno studio più piccolo, con grande schermo sulla parete ed una piccola platea con due poltrone, riservate al conduttore e all'ospite.

Entrambe le reti sono ricevibili via satellite Hotbird, e visibili su varie piattaforme tv (in Italia Sky Italia e Tivùsat), anche in HD. Si può inoltre seguirla in streaming dal sito stesso di Al Jazeera.

Il 27 dicembre 2008 Israele lanciò la campagna militare Operazione Piombo fuso, chiudendo ogni collegamento con la Striscia di Gaza. Al Jazeera si trovò ad essere l'unica televisione ad avere corrispondenti all'interno della zona di guerra. L'enorme quantità di richieste di immagini da parte delle reti di tutto il mondo indussero Mohamed Nanabhay, responsabile web dell'emittente, a lanciare il primo archivio di una rete televisiva con licenza Creative Commons CC-BY[8]. Da quel momento la maggior parte dei contenuti online dell'emittente sono disponibili sotto tale licenza.

Al Jazeera in lingua inglese[modifica | modifica wikitesto]

Dal 15 novembre 2006, alle ore 12:00 CET, è iniziata la programmazione regolare del canale Al Jazeera English, che trasmette solo in lingua inglese[9] e che ha quattro sedi da dove partono le trasmissioni, e si trovano a:

Nel 2010, l'edizione in lingua inglese viene rinominata Al Jazeera International, e nel 2012 cambia ulteriormente nome in Al Jazeera Intl.

Altri canali del gruppo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: BeIN Sports Arabia e JeemTV.
  • Sono diciannove canali sportivi, tre in chiaro e gli altri sedici a pagamento, tra i quali 6 in HD, controllati da Al Jazeera. Essi trasmettono una miriade di eventi sportivi, tra cui i Mondiali di calcio, Campionati europei di calcio e dalla stagione 2009/10 anche la UEFA Champions League e l'Europa League (solitamente in onda sui canali a pagamento).
  • JeemTV è il canale per bambini del gruppo, lanciato il 9 settembre 2005. Conosciuto anche con l'acronimo JCC, trasmette 18 ore e mezzo al giorno nei feriali e 19 ore nei fine settimana. Il 40% della sua programmazione è autoprodotto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su network.aljazeera.net. URL consultato il 15 marzo 2020 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2021).
  2. ^ Al-Jazeera: la storia della principale emittente satellitare araba | Arab Media Report, su arabmediareport.it. URL consultato il 20 dicembre 2022.
  3. ^ (EN) The Peninsula Newspaper, Father Amir participates in 25th anniversary celebration of Al Jazeera, su m.thepeninsulaqatar.com, 2 novembre 2021. URL consultato il 20 dicembre 2022.
  4. ^ Robert Fisk, Cronache mediorientali, 1ª ed., Il saggiatore, collana Nuovi Saggi, 1180 pagine, copertina rigida, 9 novembre 2006, pag 1016, ISBN 8842811696
  5. ^ (EN) Al-Jazeera 2001: Dry Run For A Terrorism Propaganda Campaign, su MEMRI. URL consultato il 20 dicembre 2022.
  6. ^ la Repubblica/mondo: 'Non siamo tele-Bin Laden' Al Jazeera difende lo scoop, su repubblica.it. URL consultato il 20 dicembre 2022.
  7. ^ (FR) Nicolas Beau e Jacques-Marie Bourget, Le Vilain Petit Qatar, Fayard, 2013.
  8. ^ Al Jazeera, prima tv in Creative Commons [video], in wired.it, 7 aprile 2011. URL consultato il 17 luglio 2013.
  9. ^ (EN) Breaking News, World News and Video from Al Jazeera, su aljazeera.com. URL consultato il 20 dicembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Donatella Della Ratta, Al Jazeera. Media e società arabe nel nuovo millennio, Milano, Mondadori, 2005, ISBN 88-424-9282-5.
  • Augusto Valeriani, Il giornalismo arabo, Roma, Carocci, 2005, ISBN 88-430-3280-1.
  • Maddalena Oliva, Fuori Fuoco. L'arte della guerra e il suo racconto, Bologna, Odoya, 2008, ISBN 978-88-6288-003-9.
  • Alessandro Cervi, Al-jazeera e la rivoluzione dei media arabi, Palermo, Sellerio, 2005, ISBN 88-389-2050-8.
  • Andrea Morigi e Hamza Boccolini, Media e Oriente, Milano, Mursia, 2011, ISBN 978-88-425-4210-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN172920101 · ISNI (EN0000 0001 2348 6806 · LCCN (ENn2002059089 · GND (DE4699478-6 · BNF (FRcb14598482n (data) · J9U (ENHE987007299317605171 · NDL (ENJA01010566 · WorldCat Identities (ENlccn-n2002059089