Quis custodiet ipsos custodes?

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Quis custodiet ipsos custodes? è una locuzione latina tratta dalla VI Satira di Giovenale, che letteralmente significa: «Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?».

Tra le sedici satire che compongono l'opera di Giovenale, la VI è forse la più nota per l'argomento: rappresenta un feroce attacco ai vizi delle donne romane e non, ricche e povere, nobili e plebee, tutte corrotte e depravate, e Messalina era una di queste. Il verso completo suona così:

(LA)

«Pone seram, cohibe, sed quis custodiet ipsos custodes? Cauta est et ab illis incipit uxor.»

(IT)

«Spranga la porta, impedisci di uscire, ma chi sorveglierà i sorveglianti? La moglie è astuta e comincerà da quelli.»

Nonostante il contesto originale riguardi l'infedeltà coniugale, la frase è oggi utilizzata in riferimento agli abusi di potere.

In un passo del dialogo La Repubblica del filosofo greco Platone (III, 403e) si asserisce in modo simile che i custodi dello Stato devono guardarsi dall'ubriachezza, per non avere essi stessi bisogno di esser sorvegliati. La frase recita: «Γελοῖον γάϱ τόν γε φύλαϰα φύλαϰος δεῖσϑαι» (in latino: Nempe ridiculum esset, custode indigere custodem). Il significato è: «È certamente ridicolo che un custode abbia bisogno di un custode».

Questo passo di Giovenale è ripreso da Alan Moore per il fumetto Watchmen (lett. "I custodi", appunto).[senza fonte]

La citazione viene anche ripresa nella famosa serie televisiva Succession nell'episodio otto della quarta stagione.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Lingua latina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di lingua latina