Il Tirreno

Pisa

IL CASO

Agitalia, la fabbrica delle "bufale"

Pietro Barghigiani
Un vecchio libretto di risparmio
Un vecchio libretto di risparmio

Anche in provincia le storie di scoperte di vecchi libretti di deposito trasformati in tesoretti in euro. Da anni Aduc e cittadini segnalano la falsità delle notizie che, però, continuano a circolare

14 gennaio 2015
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PISA. Specialisti nello scovare storie curiose, cause legali da prima pagina e, di recente, anche vecchi titoli o libretti al portatore fuori corso, ma buoni da incassare con valore centuplicato a spese dello Stato. La fonte è una società con sede a Roma e che risponde al nome di Agitalia, ovvero associazione per la giustizia in Italia. Peccato che quello che sgorga da quella fonte sia avariato. Paccottiglia rifilata a giornali e siti web che ormai sempre più di rado copiano e incollano senza verificare la veridicità dei contenuti. Che sono del tutto falsi.

L’ultimo caso riguarda la provincia di Pisa. Una sedicente professoressa universitaria, sostiene Agitalia, trova nella casa degli avi materni a Cascina «un certificato di debito dal valore nominale di 500 lire, così la professoressa ha portato il valore all'Agitalia (Associazione per la Giustizia in Italia), che lo ha fatto stimare da un proprio consulente contabile. Fra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, con una giacenza presso le casse dello Stato di 76 anni, l'ammontare del deposito è attualmente 46mila euro».

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Niente nomi, ovviamente. Agitalia da più di un anno mette in circolazione altre storie farlocche e sempre riferite a titoli o libretti vecchi di decenni scoperti per caso che si trasformano in tesoretti per i fortunati “Indiana Jones” domestici tra cantine, cassettoni e soffitte. Grazie ai consulenti di Agitalia, neanche a farlo apposta. Tutte le storie sono narrate con una tale dovizia di particolari e Agitalia, peraltro, fornisce alle redazioni giornalistiche, su richiesta, nominativi e riferimenti dei protagonisti delle scoperte, i quali confermano per filo e per segno gli avvenimenti, aggiungendo ulteriori dettagli e fornendo materiale fotografico. Tutto falso. Le persone vengono contattate solo telefonicamente. E non c’è modo di verificare ciò che dicono.

Il campionario delle fandonie propinate e, ahimé, prese per buone dai mezzi di informazione, è davvero assortito. Ci sono rocamboleschi ritrovamenti di vecchi buoni postali, libretti, titoli di Stato da parte delle più disparate categorie di persone come ultracentenari, perpetue e sacerdoti, mamme di tre gemelli, persone che escono dal coma, nipoti di un deportato ad Auschwitz. Notizie che inducono molti cittadini, in possesso di vecchi buoni e libretti bancari, a rivolgersi ad Agitalia.

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L'associazione, una volta agganciati i malcapitati, si dichiara disponibile a prendere in carico i casi, ma chiede in cambio un contributo economico di 110 euro. L’Aduc riceve da mesi le segnalazioni dei cittadini che in passato avevano aderito a una class action proposta dall'avvocato Giacinto Canzona (smascherato da Striscia la notizia per le decine di notizie-bufale diffuse negli anni) per i libretti postali antichi e hanno versato i soldi richiesti. La notizia, purtroppo vera, è che il legale cita in giudizio i suoi clienti per farsi saldare la parcella professionale che i cittadini sostengono di non aver mai concordato. Ecco la vera rivalutazione monetaria, altro che i libretti del nonno.

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