Milano, 2 aprile 2015 - 14:47

«Bomba in metrò il primo maggio»
Psicosi per la bufala sui social

La falsa storiella, diffusa soprattutto tra i giovani, ha portato a un’ondata di denunce a carabinieri e polizia. L’Antiterrorismo: allarme totalmente infondato

di Andrea Galli

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L’audio gira da alcuni giorni attraverso i social network, Whatsapp e il passaparola. Non chi sa chi stato l’«untore», il primo a diffonderlo. O meglio a riciclarlo, visto che si tratta di una bufala «storica» che periodicamente riappare in Rete. Ma si sanno altre due cose, più importanti: primo, i vertici dell’Antiterrorismo milanese, allo stato ritengono l’allarme totalmente infondato; secondo, l’allarme ha generato una tale psicosi da portare a denunce formali che stanno intasando l’attività investigativa.

La storia, narrata nell’audio dalla voce di un ragazzo, viene presentata come «un fatto che è successo alla figlia di una collega di mia madre». Nel racconto, una ragazza cammina per strada quando un uomo davanti a lei, genericamente definito «un arabo», perde il portafoglio. La ragazza lo raccoglie e insegue l’uomo per consegnarglielo. Nel momento in cui «l’arabo» riceve il portafoglio, per sdebitarsi vuole offrire un caffè alla ragazza, la quale però è di fretta e rifiuta. Al che l’uomo le offre un «regalo, mi ringrazierai». Si tratta di un avviso: «Non prendere la metro il Primo maggio». Poi l’uomo scappa di corsa. E la ragazza resta pietrificata, perché ha capito che ci sarà un attentato, una bomba in metrò: il Primo maggio inizierà l’Expo.

La «bufala» in realtà gira in rete da anni: Paolo Attivissimo, sul suo sito, l’ha soprannominata «Il terrorista di buon cuore» e ne cita varie versioni, una in particolare del 2004, e altre precedenti. Nel 2011 c’era stato un rilancio, in occasione dell’annuncio della morte di Osama Bin Laden. Ma non tutti lo sanno. In queste ore ci sono state ragazzine che, dopo aver ascoltato direttamente l’audio oppure i racconti di compagne di scuola che l’hanno udito in prima persona o anche loro hanno ricevuto la «notizia» di seconda mano, tornate a casa ne parlano con i genitori i quali si precipitano dai carabinieri o alla polizia per esporre i «fatti». L’elenco dei denuncianti (la versione resa è la stessa, identica in ogni dettaglio) si sta allargando a dismisura. E altrettanto aumentano le persone che evitano di prendere il metrò. Per precauzione. Ma l’Antiterrorismo ripete che al momento non c’è nessun elemento, proprio nessuno, alla base di qualsivoglia paura.

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