Milano, 24 ottobre 2015 - 02:06

Complotto contro Coop Lombardia
Le accuse del pm a Mr Esselunga

Bernardo Caprotti avrebbe acquistato un cd rom con intercettazioni illegali per finanziare una campagna diffamatoria contro il principale concorrente

di Luigi Ferrarella

Bernardo Caprotti, patron di Esselunga (Ap) Bernardo Caprotti, patron di Esselunga (Ap)
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Nel giorno in cui il Tribunale condanna a 3 anni per calunnia ai danni di un manager di Coop Lombardia due investigatori privati (Fabio Quarta e Gianluca Migliorati) ex fornitori di Coop con la loro società «Sis», la Procura di Milano notifica al patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, un avviso di fine indagini nel quale lo ravvisa «finanziatore d’una campagna diffamatoria» contro Coop Lombardia tramite una «ricettazione»: cioè attraverso «l’acquisto di un cd rom (ceduto da Quarta e Migliorati) di telefonate illecitamente registrate sulla linea del direttore della Coop di Vigevano, al fine di consentire» al direttore e cronista di Libero, Maurizio Belpietro e Gianluigi Nuzzi, «di sfruttarle per realizzare servizi contro Coop Lombardia, concorrente commerciale di Esselunga».

Per il pm Gaetano Ruta, infatti, Belpietro nel luglio 2009 chiese a Caprotti di far lavorare i due investigatori privati che, reduci da una burrascosa fine di lavoro con Coop Lombardia, a detta del direttore avevano raccolto materiale (futura base di articoli) su intercettazioni illecite nel 2004 sul centralino dei dipendenti di un negozio Coop. E in effetti il 26 agosto 2009 Esselunga stipulò con la società dei vigilantes due contratti da circa 700.000 euro l’anno per alcuni supermercati Esselunga: così Caprotti «si intromise nell’acquisizione del materiale (esaminato peraltro personalmente nell’autunno 2009)», «comprando il cd di intercettazioni illecite e permettendo ai giornalisti di ricevere tale materiale e realizzare i servizi contro Coop Lombardia» con una serie di prime pagine del 13, 14 e 15 gennaio 2010 sulle telefonate (molte strettamente personali) illecitamente intercettate del direttore della Coop di Vigevano.

Caprotti per il pm concorre nella «diffamazione» dell’allora dirigente affari generali di Coop Lombardia, Daniele Ferrè, indagato dal pm Francesca Celle dopo gli articoli ma assolto nel 2012 dalla giudice Anna Zamagni «perché il fatto non sussiste», e poi parte civile con l’avvocato Giacomo Lunghini nel processo di ieri ai due 007 privati. I giornalisti, difesi dall’avvocato Valentina Ramella nella «ricettazione» con Caprotti, sono poi accusati di «calunnia» per aver pubblicato il 14 gennaio 2010 una asserita fattura n.23 del 10 agosto 2009 emessa da una società di sicurezza verso Coop: un «documento falso riprodotto», che «avrebbe dovuto attestare l’esistenza di una operazione di ripulitura di un cd rom commissionata dai vertici di Coop Lombardia e in particolare da Ferrè», circostanza «in realtà mai avvenuta e funzionale solo ad incolpare Ferrè di fatti da lui non commessi».

«Ho studiato gli atti e ritengo l’accusa totalmente destituita di fondamento», replica il legale di Caprotti, Ermenegildo Costabile, «in quanto appare assolutamente sganciata dalle dichiarazioni di tutte le persone ascoltate in indagini».

(lferrarella@corriere.it)

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