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Milano, la Procura accusa il patron di Esselunga: "Caprotti regista della campagna contro Coop”

E' accusato di ricettazione e diffamazione. Per il pm era dietro le quinte dello scandalo finito sui giornali dei dipendenti del marchio concorrente spiati. Indagati anche Belpietro e Nuzzi

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Cimici, registrazioni illegali e campagne stampa diffamatorie contro una società concorrente. Gli ingredienti di una spy story ci sono tutti. Con un protagonista, inaspettato: il fondatore di Esselunga, il battagliero novantenne Bernardo Caprotti. Secondo le indagini del pm Gaetano Ruta, sarebbe stato lui il regista di una campagna diffamatoria contro la Coop Lombardia. Accuse non proprio tenere: ricettazione e diffamazione per il patron della catena dei supermercati.

Ricettazione anche per il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, e per il conduttore di Quarto Grado e vice direttore delle testate Mediaset, Gianluigi Nuzzi. Per i due giornalisti c'è anche la calunnia. Questo emerge dall'avviso di conclusione delle indagini, appena notificato. Ma per capire questa storia bisogna tornare al 2010. Sulle colonne di Libero parte una campagna stampa con la pubblicazione di intercettazioni abusive di alcuni dipendenti. "La Coop ti spia", il titolo del primo servizio pubblicato il 13 gennaio di cinque anni fa.

Nei giorni successivi vengono pubblicate anche le conversazioni private di un direttore di una filiale di Coop. Parte la battaglia legale. Coop e il suo direttore si rivolgono alla Procura ma anche al Garante della privacy. Dopo diverse cause - Libero ha già risarcito il funzionario per evitare un primo processo - il pm Ruta si convince che quel servizio giornalistico era falso e aveva un vero e proprio regista. Individuando "Caprotti quale finanziatore della campagna diffamatoria".

Questa vicenda parte già nel 2008, quando l'ex capo della security Coop si affida alla società d'investigazione e sicurezza Sis, per fare partire un progetto pilota di intercettazioni abusive sui propri dipendenti. Vuole accertare se all'interno ci siano "infedeli", o chi magari critica la politica aziendale. Quando le telefonate captate vengono portate ai vertici di Coop Lombardia, però, la Sis non viene pagata e il responsabile della sicurezza allontanato. Passano pochi mesi e il contenuto delle telefonate finisce sulle colonne di Libero.

Secondo quanto riscontrato dalle indagini della Procura, oggi si scopre che i due titolari della Sis si sarebbero rivolti a Libero per fare scoprire quello che avevano fatto. Nel luglio precedente, Sis era stata fatta fuori da Coop, e il direttore di Libero, "Belpietro chiedeva a Caprotti di far lavorare in Esselunga la società, rappresentando come i due responsabili della sicurezza avevano raccolto materiale relativo ad intercettazioni illecite condotte in quella realtà aziendale". L'agosto successivo, Esselunga stipula "due contratti di appalto per servizi di vigilanza con Sis".

La conclusione della Procura è che "Caprotti si intrometteva nell'acquisizione del materiale comprandolo attraverso i contratti". E sempre il fondatore della catena di supermercati, avrebbe poi passato il materiale a Belpietro e a Nuzzi "consentendo di realizzare i servizi giornalistici contro Coop Lombardia". Da qui, le altre accuse. La diffamazione del dirigente Coop Daniele Ferrè e la calunnia contro lo stesso manager da parte dei giornalisti. Secondo Ruta, infatti, Belpietro e Nuzzi, "sapendolo innocente incolpavano Ferrè" di aver organizzato e gestito le intercettazioni illegali dei dipendenti Coop.