Perfino la polizia anti-fake news pubblica una fake news

Perfino la polizia anti-fake news pubblica una fake news
Di Lillo Montalto Monella
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Lo segnala Arianna Ciccone, fondatrice del Festival Internazionale del Giornalismo. Tanti i critici contro una misura definita "orwelliana"

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Sono in molti ad essere perplessi per l'ultima trovata del Ministero dell'Interno e della Polizia postale che, in vista delle elezioni, hanno presentato giovedì 18 gennaio il 'pulsante rosso' contro le* fake news. *

Un bottone virtuale sul sito del commissariato online dove - secondo le intenzioni del ministro Marco Minniti, presente alla conferenza stampa - i cittadini potranno segnalare le bufale che circolano in rete.

"Non vogliamo creare un Grande Fratello" ha detto il capo della Polizia, Franco Gabrielli, alla presentazione. 

Il terreno è "particolarmente delicato", come i due funzionari hanno ammesso. A renderlo ancora più scivoloso però è stata la stessa Polizia che, paradossalmente, è stata la prima a pubblicare sul proprio sito una *fake news *(ahinoi, ci tocca qui utilizzare un termine che non vorremmo utilizzare).

Lo segnala Arianna Ciccone, fondatrice dell'International Journalism Festival e del blog collettivo Valigiablu. Le norme europee prevedono infatti che i blocchi sulla rete internet debbano avvenire con un provvedimento dell’autorità giudiziaria, non della polizia.

La stessa Ciccone ha fatto notare su Facebook che delegare la polizia a stabilire cosa è vero e cosa è falso "non è compito dello Stato** **[...] quello lo fanno nei regimi autoritari [...] Non esiste per fortuna nel nostro paese il reato di "fake news", e se si configura un reato come quello della diffamazione, devono essere i giudici a stabilirlo. non la polizia". 

Lo ha ricordato anche Piero Fassino.

"Non può passare l'idea che la polizia sia depositaria della verità"

Ecco una breve rassegna delle opinioni fortemente critiche rispetto all'iniziativa di Minniti e Gabrielli.  

"I poliziotti diventeranno fact-checker?";

  • Roberto Saviano: si tratta di una "compressione delle libertà dei cittadini". "Nel nostro paese c'è un enorme deficit di conoscenza";
  • Ruben Razzante, Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma: "L’iniziativa di per sé non è sbagliata, perché funzionerà sicuramente da deterrente. Difficile, però, illudersi sul fatto che si tratti di una soluzione risolutiva. Bisognerebbe chiarirsi sul confine, molto labile e a volte impercettibile, tra informazioni e opinioni. E come allontanare i sospetti che possa trattarsi di un’iniziativa con finalità politiche?"
  •  Antonello Giacomelli, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico - Comunicazioni: ''È francamente un'idea anomala. Muove certamente da un intento lodevole ma ancora da affinare e con una valutazione tutta da fare sulla portata, la realizzabilità, le conseguenze. Sarebbe molto pericoloso (e velleitario) affermare il principio che esiste un soggetto a cui è demandato il potere di stabilire e certificare cos'è la verità" [...] "Sono quindi certo che, anche solo per queste considerazioni, ci sia stato un qualche fraintendimento"

Alleanze

Ordine nazionale dei Giornalisti e Federazione nazionale della Stampa italiana, per parte loro, scrivono in una nota che  'la lotta alle fake news, che potenzialmente possono essere finanche strumento di disegni eversivi - proseguono -, è assolutamente propria dei compiti dello Stato. Vigileremo naturalmente perché non ci siano invasioni di campo sulla deontologia, il cui controllo spetta, invece, alla categoria stessa attraverso l'Ordine professionale. Tuttavia, già interloquendo con l'Agcom, nei giorni scorsi, abbiamo prospettato la possibilità e la necessità di un'alleanza di saperi e di poteri. Ci chiediamo se non ne abbia bisogno anche il ministero dell'Interno, visto che la Polizia postale è certo in grado di indagare sulla provenienza della notizie diffuse, ma non titolata a valutarne il fondamento''.

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