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Una recente manifestazione di kosovari albanesi (afp)

I nostri orologi e sveglie in ritardo di sei minuti, la colpa è di Serbia e Kosovo

A causa delle tensioni tra i due paesi e del mancato coordinamento tra le gestioni elettriche serba e kosovara, la rete elettrica europea soffre da settimane di continue deviazioni di frequenza che rallentano orologi ed elettrodomestici

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BERLINO - Divergenze politiche tra il Kosovo che dieci anni fa si proclamó indipendente dopo la guerriglia vittoriosa contro Milosevic appoggiata dal decisivo intervento della Nato e la Serbia che non riconosce tale indipendenza hanno causato e stanno causando problemi gravi alla sincronizzazione dell'ora a livello europeo e perdite enormi di consumo di energia elettrica. L´accusa viene dalla Entso-E, la lobby europea delle reti elettriche, che ha lanciato un urgente appello ai governi di Belgrado e Pristina a risolvere la questione.     

La differenza d'ora di qualche minuto, in media sei, è causata dal mancato coordinamento dei sistemi di regolazione degli orologi elettronici controllati a distanza tra i due paesi. E ha causato problemi di coordinamento dell'ora esatta e sprechi di energia ovunque o quasi in Europa e ai suoi confini, dalla Spagna alla Turchia, dalla Polonia all'Olanda, e anche in alcune parti d'Italia. Esattamente, in ben 25 paesi europei o limitrofi. Tutto ciò accade perché gli orologi elettrici controllati a distanza sono di fatto comandati dalle frequenze dei sistemi elettrici nazionali, e non da un unico sistema di calcolo dell'ora basato su meccanismi con cristalli a quarzo.   

A causa del mancato coordinamento tra le gestioni delle reti elettriche serba e kosovara, denunciano i portavoce di Entso-E, la rete elettrica europea soffre di continue deviazioni di frequenza dal valore convenzionale di 50 Hertz. Conseguenza: solo dalla metà di gennaio, sono state perse nell'intera rete elettrica europea circa 113 gigawatt-ore di energia, perché il Kosovo ha usato più energia del previsto e la Serbia la quale proprio non riconoscendo l´indipendenza del Kosovo dovrebbe compensare tali eccessi di produzione imprevisti non è stata in grado di farlo, sempre secondo la Enso-E. Quando a causa di scompensi tra produzione e consumo la frequenza (appunto quella media standard di 50 Hertz) cala per un certo periodo la conseguenza è una perdita di energia che ricade sulle spalle di tutti i paesi coinvolti nel sistema europeo e limitrofo di controllo del consumo e della distribuzione dell'energia elettrica. Tanto più che molti orologi digitali o sveglie digitali o sistemi di controllo del tempo in forni o forni a microonde si approvvigionano delle frequenze e quantità di energia disponibile per non sbagliare tempo.     

“Cercheremo di risolvere il problema entro questo fine settimana, ma resta aperta la questione di chi compenserà quella enorme perdita di energia”, ha dichiarato alla Reuters la portavoce di Enso-E, Susanne Nies. Sollecitando tutti i governi europei a farsi carico del problema.     

Serbia e Kosovo avevano firmato nel 2015 un accordo per cercare di operare insieme le loro reti elettriche, ma non è stato finora tradotto in pratica in mancanza di accordi politici sulla distribuzione del consumo di energia in Kosovo (diviso tra zona della maggioranza di lingua albanese e regioni abitate dalla minoranza serba) e in Serbia stessa. Il problema indirettamente ricade anche sulla Kfor, la forza di pace internazionale schierata in Kosovo sotto efficace comando italiano e composta essenzialmente da reparti scelti italiani.   

“Il conflitto politico tra i due paesi ha causato drammatiche conseguenze elettriche”, ha sottolineato Susanne Nies. Negli ultimi tempi il presidente europeista serbo Aleksandar Vucic, sfidando gli ultrà panserbi e russofili nostalgici di Milosevic che lo minacciano costringendolo a una vita blindata, e il presidente del Kosovo Hashim Thaci, hanno cercato di far andare avanti il negoziato su una soluzione di compromesso per regolarizzare i rapporti bilaterali e aprire a entrambi i paesi la via dell´entrata nell´Unione europea la quale porterebbe loro anche ingenti aiuti.

Altri leader pragmatici nella regione come la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic e il presidente albanese Edi Rama sostengono il disgelo, sponsorizzato dalla Ue con particolare impegno personale dell'Alto rappresentante di politica estera Federica Mogherini e del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Ma falchi di altrove soffiano sul fuoco degli odii etnici politici e religiosi nei Balcani per non lasciarli entrare nella Ue: dalla Russia di Putin che foraggia gli ultrà serbi alla Turchia di Erdogan e all'Iran che finanziano movimenti islamisti sospetti anche di reclutare foreign fighters. E il grande gioco che evoca quasi i libri di Kipling allora finisce per mandare in tilt anche le reti elettriche europee.