Italian Tech

Sigilli su Butac.it, il sito antibufale sotto sequestro per querela

Lo spazio web oscurato dalla procura di Bologna dopo una querela per diffamazione. Solidarietà sui social al gestore Michelangelo Coltelli

1 minuti di lettura
UN CARTELLO della Procura di Bologna "sostituisce" i contenuti del sito BufaleUnTantoAlChilo, non più raggiungibile all'indirizzo web Butac.it. Si tratta di un sequestro preventivo scattato dopo una querela per un articolo risalente al 2015. Al centro della vicenda un oncologo che promuoveva la medicina olistica e che si è rivolto alla Procura di Brindisi per denunciare lo spazio web che ne confutava le tesi.
Il sito, che dal 2013 si occupa di debunking - ossia di verifica delle notizie diffuse in rete e via social network, - risulta non raggiungibile. Non è la prima volta che Butac è nel mirino di querelatori con il suo archivio di migliaia di pagine analizzate per risalire alle fonti e ''smontare'' le presunte fake news, ma mai prima era stato oscurato del tutto. Ora qualsiasi link che rimandi ai contenuti di Butac.it dà "not found".
In questo caso, invece di bloccare l'accesso al contenuto in questione, la Polizia postale e delle comunicazioni per l'Emilia-Romagna ha disposto il sequestro preventivo dello spazio web. "Mi sembra una decisione un po' esagerata disporre il sequestro dell'intero sito per un articolo di tre anni fa. Uno scritto che nel 2017 ha avuto appena 100 visualizzazioni. Bastava chiedere la cancellazione dell'articolo", ha commentato Michelangelo Coltelli che gestisce il sito e si dice pronto a fare ricorso. "Stiamo lavorando con i nostri avvocati per il dissequestro. - si legge in un suo post - Abbiamo fiducia nelle istituzioni con cui abbiamo più volte collaborato quando richiesto. Nel frattempo vi chiediamo di portare pazienza".

E' la risposta ai tanti utenti che hanno commentato la notizia esprimendo solidarietà agli amministratori del sito che segnala le notizie senza fondamento. Tra coloro che segnalano la misura eccessiva nei confronti di Butac.it anche Enrico Mentana, che su Facebook commenta definendola ''da censura fascista", e il debunker David Puente.
"Chiedo per cortesia di evitare 'shitstorm' di alcun genere su bacheche di soggetti che ritenete d'aver identificato, non ne hanno colpa alcuna, loro diritto era querelare, la giustizia farà il suo percorso!", scrive il fondatore del sito antibufale esortando gli utenti a non inondare di messaggi più o meno offensivi le pagine social responsabili di una determinata opinione o azione.