Ecologia

Insetti nel piatto, 5 ragioni per non storcere il naso

Che sono sostenibili già lo sapevamo, ma pare siano anche gustosi, e che facciano bene al corpo e all'economia di chi li consuma. Ecco qualche motivo per cui dovremmo iniziare a considerarli una buona alternativa a carne e pesce.

Ogni anno, alla grande famiglia umana si aggiungono 70 milioni di nuove bocche da sfamare. Se i trend di crescita della popolazione mondiale rimangono invariati, entro il 2050 potremmo ritrovarci in 9 miliardi. Considerando che 1 miliardo di persone soffre, già oggi, di denutrizione cronica, e che siamo già ampiamente in debito con la Terra in quanto a risorse naturali - oltretutto, distribuite iniquamente - occorre trovare qualcos'altro da mettere nel piatto.

Qualcosa che sia sostenibile, nutriente e possa bastare per un gran numero di persone: gli insetti, appunto. Nel mondo li consumano regolarmente già 2 miliardi di persone, e sono almeno 1900 le specie commestibili. Per promuovere la diffusione di questo cibo anche tra chi piuttosto si voterebbe al digiuno la FAO ha recentemente pubblicato un ampio rapporto sui benefici dell'entomofagia, il consumo alimentare di insetti. Ecco perché dovremmo abituarci all'idea di averli nel piatto.

1. Li mangiamo da sempre. Durante i processi di lavorazione del cibo, piccoli frammenti di insetti finiscono nelle materie prime, e arrivano fino allo stomaco degli ignari consumatori. Nella birra, per esempio, il limite di infestazione tollerato è di 2500 afidi per 10 grammi di liquido; nella polvere di curry è consentita la presenza di 100 frammenti di insetti ogni 25 grammi, per non parlare delle zampette che finiscono in farine e marmellate (ve ne abbiamo parlato qui). Vi si è chiuso lo stomaco? Niente paura, è tutta salute, come vi spieghiamo al punto 2.

2. Fanno bene. A vederli non si direbbe, eppure molte larve contengono vitamine, grassi, proteine, fibre e minerali a livelli comparabili a quelli di carne e pesce. I grilli domestici (Acheta domesticus) contengono 205 grammi per chilo (g/kg) di proteine; la carne di manzo, 256 g/kg. Una specie di termiti consumata in Venezuela dà un apporto proteico del 64% rispetto al suo peso mentre il verme della farina, in quanto a omega 3, non ha niente da invidiare a un piatto di pesce.

Chi ha carenze di ferro potrebbe apprezzare le locuste (ne contengono 20 mg/100 g) o i bruchi dell'albero mopane, che già vanno forte in alcuni paesi africani (31 mg di ferro/100 g). In confronto, l'amata bistecca di manzo ha un contenuto di ferro di appena 6 mg/100 g.

3. Sono "sostenibili". Gli insetti sono animali a sangue freddo e hanno bisogno di meno energia per mantenere la propria temperatura corporea. A differenza del bestiame d'allevamento, sono quindi molto efficienti nel convertire in massa edibile il cibo che mangiano. Ai grilli servono 2 kg di cibo per produrre 1 kg di carne, e sono commestibili all'80%.

Ai bovini occorrono in media 8 kg di cibo per produrre la stessa quantità di carne, e solo il 40% di essi è commestibile.

Allevare insetti, invece che mucche, richiederebbe molto meno spazio (a parità di spazio, se ne alleverebbero di più), meno fatica, minori risorse idriche: per produrre un kg di carne rossa occorrono più di 15 mila litri d'acqua! Senza contare che, rispetto ai grossi animali di allevamento, gli insetti produrrebbero una frazione di gas serra (come metano e ammoniaca). Sarebbero inoltre meno soggetti a infezioni, e non competerebbero con gli esseri umani nel consumo di cibo, perché potrebbero nutrirsi di scarti vegetali che noi non mangiamo.

4. Gioverebbero all'economia. Se non altro, all'economia di molte aree rurali in cui questi animali sono tra le poche risorse alimentari in abbondanza. La loro raccolta, l'allevamento e l'elaborazione creerebbero posti di lavoro a basso costo: non servono macchinari sofisticati per allevarli e lavorarli.

5. Non sono poi così male... Almeno, così garantisce chi li ha provati. Alcune termiti africane sanno di menta, e in Messico, le cavallette arrostite in aglio e peperoncino vanno forte al cinema, al posto dei popcorn (e vogliamo parlare dei nachos di farina di grillo?). Le cimici, a parte l'odore nauseabondo, saprebbero di mela e alcune specie di scorpione consumate in Cina - previa cottura, per eliminare il veleno - pare somiglino al pesce. Chi mangia le tarantole in Cambogia, o Venezuela, assicura che ricordano il sapore del granchio, o gambero, e le cimici d'acqua giganti avrebbero un retrogusto di banana, o melone. Così, giusto per finire con una nota dolce.

1 settembre 2014 Elisabetta Intini
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