2003
Il Copyleft come la "Grande teoria unificata"
Il paradigma fondante dell'economia antimperialista.
Penso si possa individuarlo nell'idea di "microtransazioni".
Se l'imperialismo fonda se stesso su "macrotransazioni", macro-mercati...macro-guerre; così l'antimperialismo (occorre scovare e utilizzare una parola positiva, qualcosa come "equolismo") dovrebbe fondare se stesso sul potere nascosto e inespresso delle moltitudini.
Se immaginiamo l'economia alla stregua di un albero non possiamo fare a meno di considerare quanto tale albero non abbia ramificazioni.
Occorre quindi trovare un modo affinché tali ramificazioni gemmino e possibilmente fioriscano.
L'economia deve espandersi e spezzettarsi o collasserà implodendo su se stessa.
E' per questo che la "new-economy" deve diventare un sinonimo di "micro-economy".

Ambire a tale "fioritura" senza una legge è impossibile.
Senza leggi c'è il niente.
Ogni sistema legislativo è lo sviluppo e la trasposizione di credenze filosofiche (qualcuno, specialmente qui in Italia, crede che le leggi siano degli strumenti utili ai propri affari personali) d'altro canto ogni sistema filosofico ( in questo ambito N.D.T) è l'espressione di un'ambizione.
Questa ambizione riguarda tutti, esso è la sua più pura espressione e sintesi.
Cambiamo le nostre leggi perché intendiamo cambiare il nostro mondo, cerchiamo di migliorarle perché vogliamo che la nostra società funzioni meglio.
La legge è qualcosa che nasce come un desiderio, è valutato nelle sue conseguenze, se reputiamo tali conseguenze positive trasformiamo quel desiderio in legge.

Cosa desideriamo ora?
Desideriamo una nuova economia.
La "new-economy" non può essere intesa come transazione fittizia di capitali fittizi.
La new economy è la diffusione capillare dei capitali e della ricchezza,
Dobbiamo dominare i capitali scongiurando il loro dominio sulle nostre esistenze, dobbiamo trasformare ogni persona in una fonte di ricchezza.
Dobbiamo considerare ogni essere umano non come un "consumatore" ma come un "produttore", non come un lavoratore passivo ma come un soggetto capace di apportare un contributo.
Le legislazioni attuali si muovono nella direzione opposta: esse costituiscono uno scudo capace di tutelare esclusivamente i grandi interessi e i grandi capitali.
Esse regolano le macrotransazioni uccidendo le microtransazioni, il microcredito, la microeconomia.
Desideriamo perciò una legge che possa controllare e dare avvio a questo cambiamento: definisco "Copyleft" quel sistema generale di leggi che dovrà scaturire da un lavoro internazionale, sostenuto da un'azione politica internazionale.
Esso sarà la "grande teoria unificata", in opposizione, anzitutto al Copyright ai marchi alle licenze attuali; ma non solo: quella legge dovrà essere capace di regolare e permettere l'introduzione reale della gente nell'economia.

Unificare cosa?
Esistono diverse e interessanti realtà.
La licenza GNU, le Creative Commons e, recentemente il progetto PLoS.
Esse esprimono, con i loro filosofemi, il cuore di qualcosa che potrebbe essere rivoluzionario.
Credo che, coordinate in un lavoro comune, possano costituire un solido fondamento al Copyleft.(Inteso in questo senso generale)
La licenza GNU può essere considerata come il "big bang" di tutto questo.
Così il Copyleft nasce dalla cultura hacker, e sebbene io pensi che l'etica hacker, considerata nei suoi principi fondamentali, non è nuova nel corso della storia (zeitgeist: "spirito del tempo") occorre considerare la sua importanza nell'affermarsi del movimento antimperialista.
Il Copyleft sarà l'espressione legale della più profonda filosofia che, gradatamente, scaturisce da questo movimento.
Penso che le Creative Commons possano essere considerate il secondo passo nello sviluppo del Copyleft, esse sono l'estensione dell'ambito della GNU, è per questo motivo che sono interessato ad esse e spero in una imminente adozione nella legislazione italiana. (E non solo)
Il progetto PLoS si muove verso lo stesso obiettivo, nell'ambito scientifico.

E' questo lavoro comune impossibile?
E' davvero così fuori luogo considerarlo come il principio di una nuova, umana, socialmente produttiva maniera di dare avvio a quella "economia equa"?