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Parla il vicedirettore generale di Microsoft, Davide Viganò
«L'utente non corre rischi, l'attacco è ai server»
Parla il vicedirettore generale di Microsoft, Davide Viganò: «Le Poste sono un cliente molto distribuito, difficile da tamponare»
MILANO - Sq Hell, il virus che venerdì scorso aveva attaccato le reti asiatiche, è sbarcato in Italia, provocando i primi danni. Il virus approfitta di un «baco» nei server Microsoft per penetrare all’interno del sistema e sfruttarlo per moltiplicarsi velocemente fino a bloccare la rete. «Per fare fronte all’emergenza — spiega Davide Viganò, vice direttore generale Microsoft Italia — abbiamo mobilitato più di mille dipendenti nel fine settimana per informare e assistere i clienti».

Cosa è successo?

«Dobbiamo sempre partire dal fatto che siamo di fronte a crimini informatici: in questo caso è stato utilizzato un virus che utilizza la posta elettronica per creare traffico di rete, in maniera tanto imponente da intasare le linee fino a renderle praticamente inservibili. Ciò è dovuto al numero di messaggi che corrono nella rete: è come se a un telefono arrivassero 1000 telefonate al minuto».

Quali sono i pericoli?

«Per fortuna il virus non è tra i più dannosi: non distrugge informazioni, non attacca il disco rigido né la memoria del computer. L’utente non corre rischi poiché l’attacco è portato a livello dei server».

Quali sono i danni?

«Il fenomeno ha assunto proporzioni tanto gravi a livello mondiale che, secondo Datamonitor, azienda che si occupa di sicurezza, i danni della pirateria informatica nel mondo ammontano a 15 miliardi di dollari ogni anno».

Come difendersi?

«La ricetta non è semplice. Molti sistemi informatici sono stati disegnati quando non erano ancora aperti a Internet e quindi dovrebbero essere ridisegnati secondo criteri di sicurezza».

In pratica, che fare?

«Prima di tutto è necessario mantenere il software aggiornato con le ultime versioni che noi rendiamo disponibili in rete sul nostro sito (www.microsoft.com/italy/
technet). Installando la patch il server diventa sicuro».

Che cosa è una patch?

«E’ un programma software, una toppa che sbarra la porta di ingresso al virus e permette di difendersi dall’infezione, come un vaccino».

Da quando eravate a conoscenza di questo «baco»?

«Avevamo scoperto il worm nel luglio scorso. Abbiamo subito approntato la patch, che abbiamo reso disponibile in modo da immunizzare i server».

Non tutti gli utenti vi hanno seguito. Perché le Poste non avevano aggiornato il programma? Problemi di comunicazione?

«Si può sempre fare di più. Le Poste sono un cliente molto distribuito ed è più difficile tamponare tutte le situazioni. L’attacco non è stato morbido. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo ricevuto 21.000 richieste l’ora per scaricare la patch. Questo dovrebbe dare un’idea del volume degli attacchi».

Cosa ci si deve attendere?

«Mi auguro che già domani (oggi, ndr) l’emergenza sia superata. Credo che la cuspide sia passata, ma restiamo sempre allerta».

Problema irrisolvibile?

«E’ un problema criminale: esiste un terrorismo dell’informatica reale e uno virtuale. Anche questo molto pericoloso».

Marco Pratellesi
28 gennaio 2003
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