Windows e Linux perderanno fino al 30 per cento in prestazioni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-01-2018]
È iniziato in maniera pessima il 2018 per Intel: una falla progettuale è stata infatti scoperta in tutti i suoi processori, o per lo meno in tutti quelli prodotti da una decina d'anni a questa parte.
Il bug è particolarmente serio perché consente a qualsiasi programma - si tratti di un'applicazione desktop o di un JavaScript incluso in una pagina web - di accedere, seppure entro certi limiti, al contenuto delle aree di memoria protetta del kernel.
L'area di memoria protetta dovrebbe essere inaccessibile ai normali processi i quali, per eseguire certi compiti - come scrivere un file o aprire una connessione di rete - devono chiedere al kernel del sistema operativo di occuparsene personalmente.
Per far sì che il passaggio dallo user mode (usato dai processi) al kernel mode (usato dal kernel), e poi di nuovo allo user mode per restituire il controllo al processo, sia il più veloce ed efficiente possibile, il kernel è per così dire sempre presente, ma invisibile, negli indirizzi della memoria virtuale dei processi.
Il guaio è che, a causa del bug, il kernel e i suoi dati non sono più invisibili, ma accessibili in certa misura. A quanto corrisponda questa misura ancora non è chiaro, poiché prima di rendere pubblici i dettagli si aspetta che vengano rilasciate le patch per i maggiori sistemi operativi.
Sia Microsoft sia la comunità Linux sono al lavoro per integrare le modifiche strutturali necessarie nei kernel di Windows e Linux; si prevede che Microsoft rilascerà la correzione al prossimo Patch Tuesday.
Il problema è che la correzione non sarà senza conseguenze: una volta applicata, gli utenti potranno notare un decadimento nelle prestazioni che potrà arrivare sino al 30%.
La soluzione infatti prevede di spostare il kernel in un indirizzo di memoria completamente separato; così facendo, però, ogni chiamata di sistema e ogni interrupt hardware che necessita di un intervento del kernel richiederà più tempo rispetto a prima, quando il kernel era sempre presente (seppur invisibile).
Ovviamente tutto ciò non è per nulla gradito agli utenti, eppure una mancanza d'intervento avrebbe conseguenze molto più serie: l'area di memoria del kernel contiene tipicamente dati che non devono finire in mani sbagliate, dai file presenti nella cache alle password fino alle chiavi di login, e via di seguito.
Uno scenario in cui bastasse visitare un sito - nel quale gira un Javascript scritto per sfruttare il bug dei processori Intel - per farsi rubare tali dati sensibili sarebbe davvero orribile.
Dato che usano processori Intel, anche i Mac sembrano coinvolti dal problema, anche se la mancanza di dettagli ancora non permette di capire fino a che punto dovranno anch'essi soffrire le conseguenze di una correzione a macOS.
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Amd se la ride per il bug nei processori Intel
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