Il Papa prevede nel nuovo Codice di diritto canonico il reato di diffusione via Internet di ciò che viene detto in confessione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-06-2021]
Uno dei punti fermi della Chiesa Cattolica è il segreto del confessionale: nessuno, tanto meno il sacerdote confessore, deve pubblicizzare ciò che il sacerdote e fedele si dicono durante il sacramento della confessione (più modernamente rinominato sacramento della riconciliazione).
Essendo ancora più facile la possibilità di registrare una confessione, grazie alla diffusione degli smartphone e della condivisione di qualsiasi cosa in rete, il Papa nella Costituzione Apostolica dal titolo Pascite Gregem Dei approvata a fine maggio e che riforma il Codice di diritto canonico ha inserito un apposito reato con relative sanzioni penali.
Nel capitolo dei reati contro i sacramenti viene infatti definito che chiunque diffonda attraverso i mezzi della comunicazione sociale diffonda il contenuto della confessione deve essere punito con una giusta pena: nel caso di un chierico, cioè di un prete, questa può arrivare fino alla dimissione allo stato laicale.
Il nuovo codice di diritto canonico prevede pure il reato di produzione e diffusione di contenuti pedopornografici on line, che viene punito con la dimissione allo stato laicale.
Dal punto di vista delle leggi dello Stato oggi le confessioni non possono essere oggetto di intercettazioni ambientali da parte della magistratura; chi registra e diffonde una confessione compie il reato di violazione del segreto d'ufficio, se prete, e di ingerenza nella vita privata, se laico; di violazione di domicilio per l'installazione dei mezzi tecnici ed eventualmente di diffamazione.
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